LA
GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 3.12.17
ROTONDELLA
– Visita nel sito Enea-Sogin ed ai luoghi ritenuti, sinora, i
“simboli” dell'inquinamento da cromo esavalente (pericoloso
inquinante perché tossico, mutageno e cancerogeno)
e da altre sostanze chimiche della falda idrica sottostante al centro
della Trisaia e dintorni: l'ex impianto Magnox ed il pozzetto SP35.
Perchè sarebbero i “luoghi” dell'ennesimo attacco all'ambiente
con possibili ripercussioni sulla salute umana nel Metapontino?
Cominciamo dal Magnox. “La
responsabilità dell'inquinamento – dichiarò al nostro giornale il
20 ottobre scorso Marco Citterio, della Direzione centrale
infrastrutture di Enea - è per il 99% del Magnox, attivo fino al
1988. Produceva barre di combustibile nucleare per le centrali
italiane. Cromo esavalente e trielina facevano parte del ciclo
produttivo. Rimuoveremo la vasca e le tubature che contengono i
reflui. Speriamo entro la primavera prossima”. E perchè sarebbe
così importante il pozzetto SP35? Così ha scritto il dirigente
dell'Arpab, Gaetano Santarsia, nel suo report del 1 settembre scorso
inviato a tutte le autorità competenti: “Il cromo esavalente in
concentrazioni superiori ai limiti normativi è presente solo nei
piezometri interni al sito ma è presente in concentrazione più che
doppia rispetto al limite anche nel piezometro più a valle
idrogeologica (l'SP35, ndr). Tale piezometro era stato individuato
nel Piano di caratterizzazione come ipotetico punto nel quale l'ente
di controllo avrebbe dovuto verificare la conformità delle
Concentrazioni soglia di contaminazione”. Così, accompagnati da
Giuseppe Spagna, responsabile della gestione del centro Enea, al cui
interno si trovano le due strutture, ci siamo recati sui presunti
“luoghi del delitto”. Ed abbiamo verificato che nel capannone ex
Magnox non c'è più traccia di attrezzature per la fabbricazione di
barre della società Combustibili nucleari. All'interno solo uffici.
L'“indiziato di reato” n. 1 dell'inquinamento, però, è al suo
esterno sotto forma di un serbatoio e tubature da cui, si presume,
sarebbero fuoriusciti gli inquinanti. Tubature messe allo scoperto da
Enea proprio per verificare se vi fossero state perdite evidenti.
Cosa che non è stata accertata. Sarà possibile dire la parola fine
sul “giallo” solo dopo la rimozione che, si spera, possa avvenire
entro il maggio 2018. Il pozzetto SP35, invece, è proprio al confine
Sud del centro, lungo la strada periferica. Dieci metri a valle e
siamo fuori dal perimetro del sito. E la falda idrica non ha confini.
LA BATTAGLIA (ENEA): “ENTRO LA FINE DI MAGGIO 2018 LA RIMOZIONE DI VASCHE E CONDOTTE E LA REALIZZAZIONE DEI NUOVI PIEZOMETRI”
L'ING. GIAMBATTISTA LA BATTAGLIA |
ROTONDELLA
- “Entro maggio prossimo, se Dio ci assisterà, contiamo di portare
a termine i lavori di realizzazione dei nuovi 12 piezometri esterni
al sito e di rimozione del serbatoio e della condotta ex Magnox”.
Lo ha detto alla Gazzetta Giambattista La Battaglia, responsabile
dell'ufficio tecnico dell'Enea della Trisaia, direttamente impegnato
nell'elaborazione della documentazione necessaria per tentare di
porre fine al più presto all'inquinamento da sostanza chimiche non
radioattive della falda sottostante al centro Enea-Sogin che tanto
preoccupa popolazioni, enti locali, associazioni ambientaliste.
“Abbiamo già inviato – ha spiegato il nostro interlocutore –
al sindaco di Rotondella, Vito Agresti, presidente della Conferenza
di servizio sul caso, i progetti per la realizzazione di 11 nuovi
pozzetti esterni più il rifacimento di uno che era collassato.
Quattro saranno a ridosso dell'SP 35, il piezometro in cui è stata
rilevata la più alta concentrazione di cromo esavalente (sostanza
tossica, mutagena e cancerogena, ndr). Serviranno a tirar su tutta
l'acqua possibile, come una sorta di “barriera idraulica”, al
fine di eliminare le sostanze inquinanti. Il resto servirà a
verificare l'estensione del fenomeno”. Sinora, dai dati Arbab, lo
ricordiamo, è venuto fuori che nel pozzo SP 35 sono state trovate
concentrazioni di cromo esavalente superiori ai limiti di legge e che
in uno solo degli esterni i valori rinvenuti sono stati di poco oltre
quelli soglia. Il tentativo, quindi, è di bloccare la migrazione
degli inquinanti lungo una falda che, secondo Enea, è isolata ed è
alimentata esclusivamente dall'acqua piovana tanto che, sinora, ne
sarebbero stati estratti solo 5mila litri. Acqua smaltita dalla ditta
appaltatrice, dopo l'opportuna caratterizzazione, come rifiuto non
pericoloso. Ma ecco ancora La Battaglia: “Entro sette giorni
manderemo a Rotondella anche la documentazione sulla rimozione delle
strutture ex Magnox. Appena avremo l'ok dalla conferenza di servizio
partiremo con le gare d'appalto e l'affidamento dei lavori. Faremo di
tutto per concluderli, ripeto, entro maggio 2018”.
IL POZZETTO SP 35 |
LA
DENUNCIA DELL'INQUINAMENTO IL 4 GIUGNO DEL 2015. IL PIANO DI
CARATTERIZZAZIONE, PERO', ANCORA NON C'E' MENTRE CROMO ESAVALENTE E
TRICLOROMETANO SONO MIGRATI FUORI DAL SITO ENEA-SOGIN
ROTONDELLA – La denuncia del superamento delle Concentrazioni soglia di contaminazione per alcuni parametri chimici (trielina, cromo esavalente, ferro, idrocarburi totali), rispetto ai valori massimi consentiti, in punti di prelievo dell'acqua di falda nel sito atomico dismesso Itrec e nel Centro di ricerche Enea, fu resa pubblica il 4 giugno 2015 dalla Sogin. La società incaricata della messa in sicurezza dell'Itrec comunicò che “il superamento dei limiti è stato riscontrato per lo più nei piezometri dell'area gestita da Enea. I dati del monitoraggio indicano che le sostanze rinvenute nelle acque di falda superficiali non sono riferibili alle attività propedeutiche al decommissioning che Sogin conduce in Trisaia”. La conclusione? “Sogin ed Enea provvederanno a redigere il piano di caratterizzazione e a fornirne tempestiva informazione”. Piano di caratterizzazione ancora in fase di elaborazione nella Conferenza di servizio aperta nel Comune “nuclearizzato” della Basilicata. Cromo esavalente e triclorometano, intanto, sono stati rinvenuti anche in un pozzetto esterno al perimetro Enea-Sogin.
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