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giovedì 25 ottobre 2018

SCANZANO JONICO. CENTO ETTARI COLTIVATI TRASFORMATI IN LAGO. TUTTO SOTT'ACQUA IL GIORNO DOPO L'ALLUVIONE. SOTTO ACCUSA IL CONSORZIO DI BONIFICA

AIRONI BIANCHI SUL "LAGO" DI SCANZANO JONICO

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 25.10.18

SCANZANO JONICO Un territorio ferito gravemente. E' quello posto al di sotto della linea ferroviaria Taranto-Sibari finito sott'acqua nella serata di lunedì scorso. Oltre cento gli ettari di terreni coltivati divenuti una sorta di laguna con gli aironi bianchi, a centinaia, ai bordi della aree inondate. Una intera zona sconvolta. Gravissime anche le perdite in termini produttivi ed economici lamentate dai coltivatori. Ieri, attorno alle 9, siamo ritornati per un nostro sopralluogo nell'area più colpita. Si tratta dei poderi laterali alla strada di accesso al lido centrale, la via Lido Torre. Ebbene, a distanza di 36 ore dalla eccezionale precipitazione delle 18 del 22 ottobre scorso e dopo 24 ore di assenza completa di piogge, l'acqua era ancora al top nella bonifica che porta all'idrovora posta al limitare della pineta costiera. Già. La zona di cui stiamo parlando è al di sotto del livello del mare. Servono tre grosse pompe poste all'interno della struttura del Consorzio di bonifica per sollevare di alcuni metri l'elemento idrico e scaricarlo in un canale che sversa direttamente nello Jonio. Pompe, per fortuna, come abbiamo verificato di persona e assumendo specifiche informazioni nella sede locale dell'ente consortile, funzionanti. Ma forse insufficienti rispetto al 1950 quando furono progettate ed entrarono in azione per la prima volta. E quando non esistevano le “bombe d'acqua”. Così, abbiamo visto i campi, sia a destra della strada sia a sinistra, ancora allagati. Alcune palazzine dell'ente riforma, poi, erano completamente circondate dall'acqua. Acqua che defluiva molto lentamente verso Sud. Le bonifiche, infatti, sono stracolme di canneti ed erbacce. In qualche caso, addirittura, al loro interno, sono cresciuti alberi di alto fusto. Centinaia di chilometri di canali da ripulire per renderli funzionali. E nel Metapontino va sotto accusa, come ad ogni calamità annunciata, il Consorzio di bonifica. Gli agricoltori ed i cittadini, con gli amministratori comunali, sono esasperati. Oltretutto pagano un canone di oltre 600 euro a podere, escluso il costo dell'irrigazione. Canone che dovrebbe servire, e qui il condizionale è davvero d'obbligo, anche per la manutenzione delle opere di drenaggio delle acque a salvaguardia del territorio. E fa rabbia vedere all'opera, nell'emergenza, gli escavatori, come li abbiamo visti sul cabale 11, quello che ha causato il maggiori danni, quando questi stessi mezzi andrebbero usati in fase di prevenzione.

I CANALI DEL CONSORZIO DI BONIFICA INTASATI DA CANNETI ED ERBACCE VICINI ALLE CASE COLONICHE

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