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martedì 8 ottobre 2024

SCANZANO JONICO. “CINQUE TESTIMONI PER UN "INCHINO". L’ACCUSA AL SINDACO PASQUALE CARIELLO SECONDO GLI ATTI DELLL’INCHIESTA SUL CLAN SCARCIA-SCARCI”. ARTICOLO DEL QUOTIDIANO DEL SUD IN EDICOLA

“NELLE PROSSIME SETTIMANE GLI INQUIRENTI DOVRANNO DECIDERE SE PORTARE O MENO A PROCESSO IL PRIMO CITTADINO ASSIEME AGLI ALTRI INDAGATI NELL'OPERAZIONE MARE NOSTRO”. LEGGI LA NOTIZIA INTEGRALE

LA FOTO POSTATA SU FACEBOOK DA PASQUALE CARIELLO (FONTE IL QUOITIDIANO DEL SUD)



FONTE IL QUOTIDIANO DEL SUD  – EDIZIONE BASILICATA

GIUSTIZIA. DAVANTI AL LIDO CONFISCATO A BOSS CI SAREBBE STATA UNA PERSONA AD ASPETTARE CARIELLO

CINQUE TESTIMONI PER UN “INCHINO”

COME E’ NATA L’ACCUSA AL SINDACO DI SCANZANO SECONDO GLI ATTI DELLL’INCHIESTA SUL CLAN SCARCIA-SCARCI

POTENZA - Ci sarebbe stata una persona misteriosa ad aspettare il sindaco di Scanzano Jonico Pasquale Cariello, e la barca con la statua della Madonna, lì dove un tempo sorgeva il lido del clan Scarci. E una volta arrivati il primo cittadino gli avrebbe consegnato il cellulare per farsi scattare l’immagine condivisa subito dopo su Facebook.

Lo ha dichiarato don Francesco Lauciello, parroco della chiesa Maria Santissima Annunziata di Scanzano ai militari dei carabinieri forestali. Il racconto del sacerdote, assieme alle testimonianze di altre 4 persone che erano presenti durante la processione della Madonna del Mare dello scorso ferragosto, rappresenta l’ossatura dell’accusa di turbativa di funzioni religiose aggravata dall'agevolazione mafiosa nei confronti di Cariello.

Nelle prossime settimane, quindi, gli inquirenti potentini dovranno decidere se portare o meno a processo il primo cittadino assieme agli altri indagati nell’inchiesta sulla «confederazione mafiosa» tra il clan Scarcia di Policoro e i cugini tarantini

della famiglia Scarci, impiantatisi da tempo proprio a Scanzano Jonico. Processo in cui Cariello dovrà difendersi proprio da queste testimonianze, corroborate dai dialoghi intercettati dalle microspie nella sala d’attesa della caserma dei carabinieri forestali. Durante le pause tra le loro deposizioni.

«Alle ore 11.20 (...) alla guida della barca capofila portante la statua della venerata, si poneva direttamente il sindaco Cariello Pasquale, che rivolgeva il corteo tutto, verso il tratto di spiaggia, ora libero, ove insisteva lo stabilimento balneare in concessione ed in uso alla famiglia Scarci di Taranto».

Questo il resoconto dei fatti trasfuso da un’informativa nell’ordinanza di misure cautelari spiccata sabato dal gip di Matera Angelo Onorati nei confronti di 15 presunti componenti della «confederazione».

«Tale sosta che durava oltre 15 minuti - prosegue il resoconto - appariva insolita e inaspettata non programmata agli occhi dei presenti e del luogotenente con carica speciale dei carabinieri Antonio Barnabà». Proprio il sottufficiale della compagnia carabinieri di Pisticci, quindi, avrebbe redatto una prima relazione di servizio sull’accaduto, segnalando un «certo dissenso» di don Lauciello per la «manovra insolita» compiuta da Cariello, e quel termine, «inchino», utilizzato da un’altra delle persone a bordo della barca con la statua della Madonna.

Sebbene del lido un tempo gestito dagli Scarci non sia rimasto nulla, infatti, proprio su quel tratto di spiaggia gli esponenti del presunto clan appulo-lucano continuano a parcheggiare «abusivamente» le barche utilizzate per la pesca nel mare antistante.

Una rivendicazione di proprietà inequivocabile agli occhi degli scanzanesi più avveduti.

Agli investigatori, sempre secondo il resoconto trasfuso nell’ordinanza del gip di Matera, don Lauciello avrebbe riferito «di non avere contezza né della presenza, in passato, dello stabilimento degli Scarci, né della sosta da effettuare dinanzi a quel tratto di spiaggia, ora libero». Quindi ha aggiunto che l’imbarcazione «era stata condotta personalmente da Cariello Pasquale in quel punto e che una volta lì giunti, a differenza di quanto accaduto durante le altre soste, lui stesso si faceva immortalare in una fotografia, consegnando il proprio telefono ad un soggetto già presente in mare al loro arrivo». Il sacerdote non ha saputo identificare questo soggetto. E nemmeno gli altri 3 testimoni sentiti a riscontro della relazione di servizio del luogotenente Barnabà.

Tutti hanno confermato, però, la «percezione» che la sosta «non prevista» fosse «una deferenza al clan malavitoso». Come pure che in seguito alla sosta incriminata al timone della barca con la Madonna sarebbe tornato il proprietario. Quindi il corteo

si sarebbe diretto «a Nord, effettuando le soste verso gli altri stabilimenti balneari e non altri punti di spiaggia libera».

L.A.

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