𝐼𝑙 𝑣𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑚𝑒𝑚𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑠𝑒𝑚𝑖𝑛𝑎 𝑔𝑖𝑢𝑠𝑡𝑖𝑧𝑖𝑎. Ecco perché l’associazione antimafia Libera ha organizzato due iniziative per ricordare Ottavia De Luise, la bambina di 12 anni, scomparsa 1l 12 maggio del 1975, 50 anni fa, a Montemurro (PZ) e svanita nel nulla. La prima, “Un minuto di rumore per ottavia”, si è svolta ieri, alle ore 12, con gli studenti dell'Istituto Omnicomprensivo di Villa d'Agri. Una partecipazione sentita, promossa dal Presidente dell’Ambito Sociale Territoriale Val d’Agri insieme a Libera, per non dimenticare e continuare a chiedere verità e giustizia. Poi, un incontro a più voci svoltosi proprio a Montemurro.
Ma ecco la ricostruzione della tristissima vicenda come riportata da Presidio Libera Potenza “Elisa Claps e Francesco Tammone Facebook: “A Montemurro, in Basilicata, il 12 maggio del 1975 scomparve una bambina, Ottavia De Luise, di appena 12 anni. Era la più piccola di otto fratelli, da qui il nome di Ottavia. Il pomeriggio del 12 maggio del 1975 la piccola stava giocando con la cugina, a pochi metri da casa.
Giunta l'ora di rincasare, la cugina racconta di averla vista incamminarsi verso casa. Solo pochi metri, ma proprio in questo breve tragitto si sono perse le tracce della bambina. Dopo qualche ora, verso le 17:00, non vedendo la figlia, la madre chiese al fratello della piccola di andare a cercarla nella piazza del paese. Quando il ragazzo tornò senza alcuna notizia della sorellina, la famiglia si mise in allerta.
All'epoca, nel piccolo borgo di appena 1500 persone, c'era solo un carabiniere. Dopo venti giorni arrivarono dei poliziotti con dei cani per agevolare le indagini.
L'ultima persona ad incontrarla fu una donna del paese: "La incontrai nei pressi della Chiesa del Carmine, sita vicino alla strada. Le chiesi dove si stava recando e mi rispose che doveva raggiungere la masseria di tale Rotundo."
Un rapporto giudiziario del 27 maggio 1975 afferma che la bambina veniva adescata da alcuni anziani del paese che le davano piccole somme, in particolare un uomo definito "il viggianese" perché originario di Viggiano (Potenza).
Quando la madre ne venne a conoscenza andò a cercare i responsabili e gli disse di stare lontani dalla bimba. Dopo la scomparsa i genitori denunciarono "il viggianese" ma il processo non si fece perché senza querela di parte il magistrato non si poteva procedere.
All'epoca la violenza sessuale era ancora un reato contro la morale e non contro la persona, quindi non si procedeva d'ufficio.
Nel corso degli anni alla famiglia arrivarono due lettere anonime: la prima fu consegnata ai carabinieri e vennero interrogate delle persone.
Nella seconda lettera anonima recapitata alla famiglia De Luise compariva proprio il nome del proprietario di questa casa. La missiva, riferendo di una ipotetica confessione del padre morente del presunto assassino, diceva che Ottavia De Luise era stata violentata, uccisa e poi sepolta nella stalla.
Nel corso di questi anni nessuno fu indagato, nessun magistrato si occupò di questa scomparsa, fino all'archiviazione del caso.
Noi continueremo a fare memoria.
Noi continuiamo a raccontare della piccola Ottavia e nella nostra casa, il Presidio Legalità.
Noi non ci stancheremo di cercare la verità.
Noi non vogliamo dimenticare la piccola Ottavia”.





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