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venerdì 7 aprile 2017

POLICORO. LA MORTE DI CRISTINA DE LUCA CAUSATA DA UN PALLONCINO NELLO STOMACO CHE DOVEVA CURARE L'OBESITÀ. IL MARITO GIUSEPPE VALICENTI, MEDICO DI MEDICINA GENERALE, CHIEDE GIUSTIZIA

IL CASO RISALE AL 27 SETTEMBRE SCORSO. INDAGATI QUATTRO MEDICI FRA ROMA E L'OSPEDALE LUCANO
Cristina De Luca
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 7.4.17
POLICORO – “E' stato un dolore così forte tanto da distruggere la mia vita e quella dei miei due figli. Non è sopportabile la morte di mia moglie, a 56 anni, avvenuta il il 27 settembre scorso. Voglio giustizia come marito, medico e padre. Nel decesso di Cristina vi sono precise responsabilità”. Lo ha detto, con le lacrime agli occhi, Giuseppe Valicenti, medico di medicina generale, dopo che la procura di Matera ha chiesto l'archiviazione del procedimento penale sulla scomparsa della sua congiunta, Cristina De Luca, dopo un intervento di posizionamento di un palloncino intragastrico non per motivi estetici ma per curare una obesità patologica che impediva alla donna i movimenti accentuandole i dolori causati da una forma di artrite. Nel procedimento sono indagati quattro medici, il professore che in una clinica di Roma ha praticato l'intervento e tre professionisti dell'ospedale di Policoro. Così, il nostro interlocutore ha presentato, tramite il suo avvocato Giuseppe Labriola, opposizione alla richiesta di archiviazione, corredandola con una perizia del medico legale Michele Strippoli. Ma ecco ancora il suo racconto: “La superficialità è alla base della morte di mia moglie. Bastava rimuovere il palloncino dopo l'operazione e Cristina sicuramente si sarebbe salvata. Per l'intervento mi rivolsi ad una delle massime autorità del campo. Mia moglie era al suo secondo posizionamento dopo il primo, andato tutto bene, effettuato il 2 maggio scorso nella stessa clinica. Un secondo intervento fatale per lei. Fu operata senza raccogliere il suo consenso informato e senza gli esami previsti dalle linee guida come gastroscopia ed altri necessari a verificare le condizioni del suo stomaco. Dopo un'ora dall'uscita dalla sala operatoria, Cristina cominciò ad accusare dolori addominali, crampi, un vomito incoercibile resistente a tutti gli antiemetici durato per 60 ore, sino alla sua morte. Chiesi al professore di intervenire e di trattenerla in clinica per un giorno, come quattro mesi prima. Mi rispose che ero troppo ansioso”. La storia si conclude con l'esito della donna nell'ospedale di Policoro dove aveva effettuato due accessi rivelatisi inutili. Da qui l'appello del dottor Valicenti: “Non si può morire a 56 anni per un palloncino intragastrico contro l'obesità. Voglio arrivare fino in fondo. Voglio che il sacrificio di Cristina non sia vano. Voglio giustizia”.


L'AVVOCATO GIUSEPPE LABRIOLA CONTRARIO ALLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE: “IL NOSTRO MEDICO LEGALE, MICHELE STRIPPOLI, INDICA PRECISE RESPONSABILITÀ NELLA MORTE DELLA SIGNORA DE LUCA”

POLICORO - “I motivi dell'opposizione all'archiviazione del procedimento penale aperto dalla Procura di Matera dopo la morte di Cristina De Luca sono legati alle responsabilità che il nostro medico legale, Michele Strippoli, ha nettamente indicato sia nei confronti del medico che ha effettuato l'intervento a Roma sia nei confronti di quelli che sono intervenuti successivamente nella cura della paziente nell'ospedale di Policoro”. Lo ha detto l'avvocato Giuseppe Labriola, difensore di Giuseppe Valicenti, il marito della donna deceduta il 27 settembre scorso 60 ore dopo il posizionamento di un palloncino intragastrico a fini curativi di una obesità patologica. Nell'opposizione il legale ha chiesto ulteriori accertamenti sul trattamento effettuato nella clinica romana dove la paziente fu operata e sul mancato intervento chirurgico di rimozione del palloncino nell'ospedale del centro jonico.

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