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giovedì 25 gennaio 2018

SCANZANO JONICO. ARCHIVIATO IL CASO DELLA MORTE DI COSIMO VENA. ERANO INDAGATE QUATTRO PERSONE. I FAMILIARI: “ARCHIVIAZIONE INGIUSTA. NON CI FERMEREMO DAVANTI A NESSUNO”. IL PARERE DEI LEGALI

COSIMO VENA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 25.1.18
 
SCANZANO JONICO – Il caso della morte di Cosimo Vena, avvenuta il 15 settembre del 2015 per overdose. Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Matera, Angelo Onorati, ha archiviato il procedimento a carico di tre persone indagate per omicidio colposo (due operatori del 118 ed il medico di famiglia, ndr) e di un'altra accusata di aver provocato la morte dell'uomo fornendogli la dose di cocaina letale. Archiviazione richiesta dalla Procura della Repubblica contro cui avevano fatto opposizione i familiari del 37enne deceduto. Per il gip Onorati “le indagini suppletive (raccolta di altri tabulati, audizione di altre persone informate dei fatti) chieste dagli opponenti risultano di carattere meramente esplorativo e non sono idonee al conseguimento di ulteriori sviluppi allo scopo della individuazione dei responsabili dei reati contestati”. Una decisione contro cui promettono ancora battaglia la madre di Cosimo, Rosa Anna Diamante, e la sorella, Maria Anna. “Non si può chiudere un caso – ha detto Rosa Anna – su ipotesi. Il giudice doveva ordinare indagini che non sono state fatte da nessuno. Un procedimento si chiude su basi di certezza. Io ho perso un figlio che ho pianto e piangerò per tutta la vita. Ho visto morire Cosimo tra le mie braccia. Per colpa di chi?”. E Maria Anna: “E' un'archiviazione ingiusta. Non mi fermerò mai sino a che la verità non verrà fuori. Ho fiducia nell'accoglimento della nuova azione legale che sta preparando il nostro avvocato. Vogliamo sapere il nome di chi ha fornito la dose mortale a mio fratello e se ci sono responsabilità da parte di chi è intervenuto per curarlo. Il caso si riaprirà. Non mi fermerò davanti a nessuno”. E l'avvocato della famiglia, Pietro Damiano Mazzoccoli, ha confermato il prossimo invio alla Procura di una richiesta di indagini suppletive per la riapertura del caso. “Lo farò – ha dichiarato - sulla scorta di alcuni elementi che per noi non sono stati presi nella giusta considerazione. Come le telefonate fatte al Pronto soccorso dell'ospedale di Policoro da parte dei congiunti. Ed occorre accertare chi e con quali modalità abbia fornito La dose mortale di cocaina. Non si sa, ad oggi, chi abbia ceduto la droga al defunto. Il gip Onorati nella sua ordinanza di archiviazione ha fatto delle ipotesi nel senso che l'assunzione dello stupefacente possa essere avvenuta tra il primo passaggio del 118 ed il secondo quando è risultato tardi per salvare la vita all'uomo. Ma è una ipotesi. A noi servono certezze. Non ci arrendiamo”. Di tutt'altro avviso l'avvocato Antonio Cantasano, difensore del presunto fornitore della dose mortale: “Il gip Onorati ha archiviato definitivamente il procedimento per mancanza di prove relativamente al mio assistito. Ho sostenuto nella fase del dibattimento che non c'era spazio nemmeno per condurre altre indagini. Tutto quel che c'era da fare da un punto di vista dell'inchiesta è stato fatto. Anzi le investigazioni della Procura sono state minuziose. Da qui l'archiviazione”.



IL DUBBIO. CHI CEDETTE A COSIMO QUELLA DOSE DI COCAINA MORTALE?
COSIMO VENA
SCANZANO JONICO – Cosimo Vena morì il 15 settembre del 2015 nel pronto soccorso dell'ospedale di Policoro dove era stato trasportato attorno alle ore 23. L'uomo, 37 anni, era ai domiciliari perché coinvolto nell'inchiesta “Neve tarantina”. Così, la sorella Maria Anna: “Il 118 fece due accessi a casa di Cosimo. La prima attorno alle 17, alla presenza del medico di famiglia. Mi dissero che tutto andava bene. Poi, alle 22.30-23 tornai. Cosimo non respirava più. Chiamai il 118 che arrivò con un'ambulanza senza medico e poi con una col medico. Ma il trasporto a Policoro fu inutile”. Tre giorni dopo l'autopsia sulla salma e la notizia di indagati. Poi, quella della morte per overdose. Ora l'archiviazione senza sapere chi abbia ceduto ad un uomo ai domiciliari la dose di cocaina letale.

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