Visualizzazioni totali

sabato 2 giugno 2018

LA CONTAMINAZIONE. DOPO L'INTERVENTO DELLA MAGISTRATURA. ALLA TRISAIA, UN DEPURATORE MOBILE? LA CGIL CHIEDE IL TAVOLO DELLA TRASPARENZA. INTANTO ACCESSO NEGATO ALLA STAMPA

LO SBOCCO AL MARE DELLA CONDOTTA ITREC
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 2.6.18
ROTONDELLA – La Cgil di Matera ha chiesto alla Regione la convocazione urgente del Tavolo della trasparenza sul nucleare. “E ciò – hanno scritto il segretario generale Eustachio Nicoletti ed il segretario della Filctem (la Federazione italiana lavoratori chimica tessile energia manifatture) Maurizio Girasole - al fine di approfondire le possibili conseguenze degli ultimi eventi giudiziari sulle condizioni di sicurezza degli impianti e delle strutture del sito della Trisaia e sull’andamento delle operazioni di smantellamento che costituiscono interesse collettivo primario di questo territorio, della sua popolazione e dei lavoratori”. Il sindacato, cioè, vuole sapere, come lo vogliono sapere enti locali ed opinione pubblica, cosa sta succedendo nell'impianto atomico dismesso Itrec dopo l'intervento della Procura distrettuale del 13 aprile scorso con i sequestri di tre vasche di raccolta delle acque di falda e della condotta di scarico al mare, gestite dalla Sogin, spa di proprietà dello Stato, nonchè di quello che è rimasto di un altro ex impianto nucleare, il Magnox, ubicato nell'area gestita dall'Enea. Insomma, a distanza di oltre un mese dall'intervento dei carabinieri del Noe come sta smaltendo l'acqua contaminata da cromo esavalente e tricloroetilene accumulata nelle tre vasche sequestrate la società incaricata? E come saranno rimossi i residui ex Magnox? Domande in attesa di risposte. Alla Gazzetta, tuttavia, in merito allo smaltimento delle acque una volta riversate nello Jonio, risulta che sia in allestimento un impianto di depurazione mobile fornito da una ditta esterna. L'ipotesi di intervento più fattibile stante le altre due prese in esame, il trasporto in discariche autorizzate e la costruzione ex novo di uno depuratore fisso, rivelatesi irrealizzabili per il rifiuto dei centri interessati, a cominciare da Pisticci per Tecnoparco, e per i lunghi tempi di realizzazione. Nulla si sa del prosieguo dello smantellamento delle altre strutture del sito rientranti nel cronoprogramma di messa in sicurezza. Anche perchè l'Itrec è diventato, dopo l'intervento della magistratura, off limits per la stampa. L'accesso ai giornalisti fu negato lo stesso 13 aprile in cui furono effettuati i sequestri ed anche nei giorni successivi. Alla Gazzetta, dolo la richiesta all'ufficio stampa della Sogin, è stato posto il diniego alla visita agli impianti ed anche di avere dichiarazioni dai tecnici sia nazionali sia locali incaricati delle operazioni in corso.
 
IL SERBATOIO E LE TUBATURE EX MAGNOX SEQUESTRATE

QUANDO ESPLOSE, IL 13 APRILE 2018, IL BUBBONE TRISAIA.
ROTONDELLA – Il “bubbone” Trisaia esplose il 13 aprile scorso. Durissima la Procura distrettuale antimafia di Potenza: “Dall'Itrec (l'impianto atomico dismesso del Metapontino, ndr) acqua contaminata viene sversata nel mar Ionio”. Così, i carabinieri del Noe, su ordine del procuratore Francesco Curcio, eseguirono un decreto di sequestro preventivo di tre vasche di raccolta delle acque di falda, della condotta di scarico, del serbatoio e delle tubature di un altro impianto ex nucleare, il Magnox. Le accuse: inquinamento ambientale, falsità ideologica, smaltimento illecito di rifiuti e traffico illecito di rifiuti. Cinque gli indagati, i referenti dei procedimenti di controllo e smaltimento delle acque. “L'indagine – ha scritto il procuratore Curcio – ha preso le mosse dal grave stato di inquinamento ambientale causato da sostanze chimiche in cui versava (e versa) la falda acquifera sottostante il sito (caratterizzata da contaminazione da cromo esavalente e tricloroetilene). Sostanze che erano state utilizzate per il trattamento delle barre di uranio/torio collocate nell'Itrec. E' stata accertata, inoltre, una grave ed illecita attività di scarico a mare dell'acqua contaminata che, attraverso una condotta, partiva dal sito e, dopo aver percorso alcuni chilometri, si immetteva nello Jonio”. Da qui l'intervento “disposto d'urgenza stante la necessità di evitare il protrarsi dell’attività criminosa e per impedire che la stessa fosse portata ad ulteriori e più gravi conseguenze”.

Nessun commento:

Posta un commento