Marcello Pittella, uno e trino. E gladiatore. E uomo forte della politica lucana. Più ancora del presidente Vito Bardi di tutti gli altri. L’ultima sul suo conto, rivelata da L’altravoce – il quotidiano di Basilicata, in edicola oggi? La richiesta allo Stato italiano per l’ingiusta detenzione patita per la vicenda sanitopoli. Una vicenda che gli costò la presidenza della Giunta regionale quando, allora come oggi, aveva il vento in poppa. Ma andiamo con ordine.
Pittella, rigettato con la sua lista dai 5 stelle alle ultime regionali, ha conquistato due seggi con Azione. E la poltrona, che occupa con rigore istituzionale misto a simpatia e savoir fare, di presidente del Consiglio regionale. E, da quella postazione, nomina nelle cariche degli enti subistituzionali chi vuole del suo… cerchio magico. Incurante delle critiche arrivate da più parti. Ma niente incarichi ad uomini del suo piccolo partito da cui sono stati epurati quelli che, sia pure in silenzio, protestavano. Alla Regione, poi, il 30 settembre scorso, rivolgendosi a Michele Napoli, capogruppo di Fratelli d’Italia, il partito più forte in Consiglio, gli ha intimato, di brutto: “Non le permetterò più”. Cosa? “Di richiamare le negatività dei governi precedenti da me presieduti. Io ho fatto con il centrodestra un accordo programmatico e non politico. La prossima volta che parlerà in questi termini io mi alzerò ed abbandonerò l’aula”. Insomma con questi insopportabili alleati, il gladiatore usa il potere di interdizione. La crisi sui mali della sanità, checchè ne dica il mitico democristiano, adesso in FdI, Cosimo Latronico da Nova Siri (MT), è sempre possibile. E comprensibile. Ora la richiesta dei danni subiti per sanitopoli. Leo Amato rivela nel suo articolo che Pittella ha chiesto alla corte d’appello di Potenza 150mila euro per i due mesi di ingiusta detenzione, ai domiciliari, da presidente della Regione Basilicata, nel luglio 2018. Il presidente del consiglio, si sa, fu poi assolto nel marzo 2024. L’udienza, però, stata rinviata al 10 febbraio. Il presidente del collegio giudicante, Cataldo Collazzo, già consigliere regionale di Rifondazione comunista e assessore a Formazione, lavoro cultura e sport tra il 2002 e il 2004, si è astenuto per i suoi cordiali rapporti con Pittella.
Cosa accadrà? Non resta che attendere.

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