SCANZANO JONICO. ROCCO CORSANO DAI
MAGISTRATI CON IL PEZZO DI PIETRA SCAGLIATO CONTRO LA FINESTRA DI
CASA
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 7.3.15
SCANZANO JONICO – “Sono stato alla
Procura della Repubblica presso il tribunale di Matera. Ho portato
con me il pezzo di tufo con cui volevano uccidermi nella notte del 6
luglio scorso. Voglio sapere che fine ha fatto la mia querela sulla
vicenda presentata ai carabinieri”. Lo ha dichiarato Rocco Corsano,
36 anni, collaboratore Rai e promoter di vip, di ritorno dalla città
dei Sassi. Il nostro interlocutore, tra l'altro, era stato oggetto di
minacce omofobiche il 6 febbraio 2014 ed il successivo giorno 26 era
stato minacciato di morte da un giovane. Ora l'accesso in Procura.
Perchè? Corsano: “Sono stato dai magistrati portando con me il
pezzo di tufo scagliato contro la finestra della camera in cui
dormivo attorno alle 2 del 6 luglio scorso. Quella stessa notte
avevano cercato di investirmi con un'auto. Per fortuna riuscii a
saltare sul marciapiedi. Avendo riconosciuto targa ed auto chiamai il
suo proprietario chiedendogli di quel gesto contro di me. Per tutta
risposta, trascorsi 15 – 30 minuti, dopo che mi ero messo a letto,
sentii un forte urto contro la finestra e vidi i vetri in frantumi
invadere la camera e la serranda bucata. Mi affacciai notando il
responsabile salire su un'auto e scappare. Sulla veranda scoprii il
corpo contundente. Chiamai i carabinieri che vennero a casa, con i
miei genitori ancora scossi, e fecero il loro verbale. Io presentai
querela prima di recarmi al pronto soccorso dell'ospedale di Policoro
per la forte tensione. Da allora non ho saputo più nulla della mia
denuncia. Chi ha lanciato il tufo conosceva la disposizione del letto
nella camera. La sua intenzione era quella di farmi male. Solo per
caso il masso urtò lo spigolo della finestra. Altrimenti mi avrebbe
colpito in pieno. Che fine ha fatto la mia querela? Io considero
l'accaduto un tentato omicidio. Quella notte, prima con l'auto e poi
con il tufo, cercarono di uccidermi”.
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