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giovedì 29 giugno 2023

DIFFAMAZIONE. MIMMO LECCESE CONDANNATO ANCHE IN APPELLO. POST DI FRANCESCA BARRA SULLA SUA PAGINA FACEBOOK

LA NOTA GIORNALISTA E SCRITTRICE DI POLICORO: “SPERO CHE QUESTO CASO DIVENTI UN PRECEDENTE PER TUTTE LE PERSONE CHE VENGONO SCHIACCIATE E SI ARRENDONO PER PAURA DI ESSERE GIUDICATE E DI ESSERE LASCIATE SOLE”. DI SEGUITO IL POST INTEGRALE  

FRANCSCA BARRA (FOTO FRANCESCA BARRA FACEBOOK)

FOTO FRANCESCA BARRA FACEBOOK

FONTE FRANCESCA BARRA FACEBOOK

Provo una strana sensazione. Vorrei gioire perché oggi la Corte d'appello di Potenza ha confermato la sentenza di condanna all’ex funzionario della Regione Basilicata per diffamazione nei confronti miei e della mia famiglia, ma soprattutto per la mia bimba Greta, a cui ancora mai nessuno ha chiesto perdono.

Ma come si può provare davvero gioia?!

Avrei voluto che non accadesse mai, che non ci si dovesse difendere per anni in un tribunale da un uomo che una mattina ha pensato di aprire il suo social e gettare fango su un’intera famiglia.

In quel post, oltre a offendere me (l’ha fatto poi per anni), scrisse che i bene informati (?) gli avevano riferito che mia figlia somigliasse a Claudio e che fosse sua figlia, non di Marcello, il padre. Quando gli chiesi in privato-e in modo discreto- di rimuovere quel post mi rispose rilanciando e chiedendomi il test del dna. Mandammo a quel punto una richiesta da legale che fu ignorata. Solo dopo quei tentativi ho raccontato il profondo dolore e la profonda ingiustizia che stavamo subendo. Quel post era stato raggiunto da tutti, letto da tutti perché il signore aveva un profilo aperto, in cui aveva anche taggato una vicina di casa dei miei genitori (non ho mai capito perché!). Mio figlio maggiore fu preso in giro dai coetanei che avevano avuto accesso ai social e che gli chiedevano spiegazioni.

Tuttavia a differenza dei “bene informati”, molti cittadini onesti e la stampa locale e nazionale, empatizzarono contro quella diffamazione e violenza verbale che è un male che cerchiamo di contrastare in ogni modo e che produce dolore e vittime.

In primo grado Leccese era stato condannato a un anno e mezzo di reclusione oltre al risarcimento danni e spese legali, la corte ha Ri determinato la pena ad un anno di reclusione, confermandola nel resto e con ulteriore condanna alle spese. Denunciate e non vi arrendete mai! Volevo ringraziare il mio legale Beatrice Galati che ha combattuto al nostro fianco con animo raro. Grazie anche al legale e amico Alfredo Serafino. Io, Claudio e Marcello, abbiamo voluto dimostrare ai ragazzi che non si molla e si deve lottare uniti per difendere verità e giustizia.

Ricordate che non si empatizza con questi principi in modo discrezionale, per simpatie o antipatie. Queste non sono opinioni, non sono notizie, non è goliardia: la vita privata, i bambini, l’amore, la salute, un dolore, un aborto, una malattia. È ora che si taccia su questioni così delicate e che si smetta di mentire. Spero che questo caso diventi un precedente per tutte le persone che vengono schiacciate e si arrendono per paura di essere giudicate e di essere lasciate sole. I miei figli sono bambini dolcissimi e sereni, la nostra famiglia allargata ha cercato di mettere sempre al primo posto la loro serenità. Non perdonerò mai chi li ha feriti in modo così feroce, ingiustificato. I bambini non si toccano.

Grazie ancora alla mia regione e a chiunque abbia preso le distanze da questo reato.

Le chiacchiere del popolo non diventano voce di Dio.

Per te piccola Greta oggi e per sempre.

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