CONDANNATI IL CAPOTRENO E IL CAPOSTAZIONE. ASSOLTI GLI ALTRI 14 IMPUTATI. LE PROTESTE DI ALCUNI FAMILIARI DELLE 23 VITTIME DEL DISASTRO: “LI AVETE UCCISI DUE VOLTE”. DI SEGUITO LA NOTIZIA, CON LA POSSIBILITÀ DI LEGGERE TUTTI GLI ALTRI NOSTRI ARTICOLI SULLA VICENDA
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STRAGE DEI TRENI ANDRIA-CORATO: CONDANNATI SOLO CAPOTRENO E CAPOSTAZIONE
SEI ANNI E SEI MESI DI RECLUSIONE PER IL CAPOSTAZIONE VITO PICCARRETA, 7 PER IL CAPOTRENO NICOLA LORIZIO. ALTRE 14 ASSOLUZIONI. LE FAMIGLIE DELLE VITTIME: «LI AVETE UCCISI DUE VOLTE»
LINDA CAPPELLO
Sei anni e sei mesi di reclusione per il capostazione Vito Piccarreta, sette anni per il capotreno Nicola Lorizio, per disastro colposo, omicidio colposo e lesioni gravissime. Tutti assolti gli altri 14 imputati così come la società Ferrotramviaria, che tuttavia insieme ai due ferrovieri dovrà risarcire le vittime dell'incidente e le altre parti civili.
Questa la sentenza del Tribunale di Trani (presidente Carmen Corvino, a latere Marina Chiddo e Sara Pedone) per la strage dei treni del 12 luglio 2016, avvenuto lungo la tratta Andria-Corato delle Ferrovie del Nord Barese, un incidente che causò 23 morti e 51 feriti.
Il Tribunale ha assolto con varie formule Enrico Maria Pasquini, (difeso dagli avvocati Luigi Panella e Leonardo Iannone) all’epoca dei fatti al vertice di Ferrotramviaria; Massimo Nitti, (difeso dagli avvocati Paola Merico e Andrea Di Comite), direttore generale di Ferrotramviaria, Michele Ronchi (difeso dagli avvocati Andrea Di Comite e Ascanio Amenduni), direttore di esercizio della società, Giulio Roselli, (difeso dagli avvocati Roberto Eustachio Sisto e Michele Vaira) dirigente a capo della divisione infrastruttura, Francesco Pistolato (avvocati Antonio Falagario e Nicola Di Cosola), dirigente coordinatore centrale, Vito Mastrodonato, (difeso dagli avvocati Mauro Petrarulo e Andrea Carobello), dirigente della divisione passeggeri, macchinisti e capitreno, Francesco Giuseppe Michele Schiraldi, a capo unità organizzativa tecnica, Tommaso Zonno, della divisione passeggeri, Giandonato Cassano, (difeso dall'avvocato Gaja Martinelli), ferroviere e istruttore, Virginio Di Gianbattista, all’epoca dirigente del Ministero delle Infrastrutture, Alessandro De Paola (difeso dall'avvocato Vincenzo De Michele), direttore Ustif (Ufficio speciale trasporti a impianti fissi), Pietro Marturano anch’egli direttore Ustif.
Il pm aveva chiesto 15 condanne a pene comprese tra i 12 e i 6 anni di reclusione e un’assoluzione.
«È una vergogna». «Non è giustizia questa: li avete uccisi due volte». «Non si vergognano? Ne sono morti 23». «Come fanno a dormire la notte?» Sono le parole di alcuni familiari delle 23 vittime del disastro di sette anni fa dopo la lettura della sentenza che ha condannato due persone e ne ha assolte 14.
Alle prime assoluzioni in aula, alcuni dei familiari sono scoppiati in lacrime, altri sono rimasti impassibili come Giuseppe Bianchino, papà di Alessandra morta a 29 anni. «Non è una sentenza giusta», ha detto in lacrime Anna Aloysi, sorella di Maria morta nel disastro.
«Abbiamo sempre sostenuto la conformità a legge della condotta dei nostri assistiti per cui non possiamo che essere soddisfatti per la sentenza, estremamente coraggiosa, del Tribunale di Trani». Queste le dichiarazioni dell’Avv. Domenico Di Terlizzi e Amleto Carobello, difensori di Antonio Galesi e Vito Mastrodonato
“IL CAPOSTAZIONE DI CORATO NON SBAGLIÒ”
Soddisfatti gli avvocati del
capostazione di Corato, Alessio Porcelli, assolto “per non aver commesso il
fatto” dall’ipotesi di aver causato l’incidente mortale. “Pure nel doveroso
rispetto per il dolore dei familiari delle vittime - dicono gli avvocati
Massimo Roberto Chiusolo e Francesca Lombardi (studio Chiusolo) - esprimiamo
soddisfazione per la decisione del Tribunale che ha sancito l'assoluta
innocenza del Porcelli e la sua estraneità rispetto all'evento. Il Porcelli,
sin dal primo momento, ha chiarito ogni circostanza, rappresentando di avere
agito sempre con la massima diligenza nell'espletamento delle proprie mansioni.
Questa è la fine di un incubo che ha segnato la vita di un innocente, sempre
ligio ai propri doveri”.
IL SINDACO DI CORATO: «PRENDIAMO ATTO DELLA SENTENZA»
«Una sentenza di cui prendiamo atto - ha dichiarato il sindaco di Corato, Corrado De Benedictis - Certamente prendiamo atto del disappunto dei familiari delle vittime». «I nostri Comuni, Corato e Andria, si sono costituiti parti civili, e adesso attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza per le necessarie valutazioni conseguenti», ha concluso.
«Questa sentenza viene dopo un processo lungo, difficile a cui abbiamo contribuito tutti. È una vicenda terribile come è evidente dalle reazioni dei parenti. Però la giustizia va rispettata sempre». Ha detto Michele Laforgia, difensore assieme a Tullio Bertolino, di Ferrotramviaria.
«È stato ampiamente stato acclarato che non vi era alcuna responsabilità da parte della Regione Puglia che ha sempre cercato di fornire la massima efficienza possibile a quel servizio e oggi vediamo accertata questa esclusione di responsabilità da parte della Regione». Ha detto l’avvocato Vincenzo Zaccaro, legale della Regione Puglia a conclusione del processo.
Ai vertici della società erano state contestate una serie di violazioni dei doveri di coordinamento, organizzazione, direzione e controllo che avrebbero contribuito al verificarsi del disastro ferroviario. Per Ferrotramviaria era stata chiesta la sanzione amministrativa di 1,1 milioni, oltre alla revoca delle autorizzazioni, licenze e concessioni per l’esercizio dell’attività (fra cui il certificato per la sicurezza) per un anno, oltre alla confisca di 664.000 euro, somma che - secondo l'accusa - la società avrebbe dovuto investire per mettere in sicurezza la tratta con la realizzazione e l’uso del blocco conta assi sulla Corato-Barletta. Accuse che sono respinte dalle difese.
SINDACA ANDRIA: «RESTA IL DRAMMA PER LE FAMIGLIE»
«Ho ascoltato la decisione del Tribunale di Trani, che ha incentrato il proprio convincimento sull'errore umano di due imputati, assolvendo tutti gli altri. Resta una comunità che porta ancora i segni di quella tragedia. Resta il dramma reiterato delle famiglie, con ferite sempre aperte». Lo scrive in un post pubblicato sui social, la sindaca di Andria Giovanna Bruno commentando la sentenza emessa nella serata di ieri sullo scontro ferroviario avvenuto il 12 luglio di sette anni fa, sulla tratta a binario unico compreso tra Andria e Corato. «Nel rispetto di questa decisione e in attesa delle motivazioni della sentenza - aggiunge - mi sento di rinnovare la vicinanza a chi da quel giorno piange i propri cari, a chi umanamente è stato in qualche modo colpito da quel tragico evento, anche in questi lunghi 7 anni». Bruno ricorda che il «Comune di Andria era costituito parte civile con la propria avvocatura».
PM: 23 MORTI PER RISPARMIARE 664MILA EURO
«È insopportabile che siano morte 23 persone per un risparmio di 664mila euro. E’ insopportabile anche sentire dire alle difese che il pubblico ministero e i suoi consulenti vivono nel metaverso, perché nel metaverso non ci sono i morti». Così il pm Marcello Catalano ha concluso le repliche della pubblica accusa nel corso dell’udienza del processo.
La somma di 664mila euro è quella - secondo l’accusa - che Ferrotramviaria non investì per mettere in sicurezza la tratta con la realizzazione e l’uso del blocco conta assi che avrebbe impedito la tragedia perché avrebbe reso tecnologica quella parte della rete ferroviaria (fino ad allora affidata al solo controllo umano con il blocco telefonico) e avrebbe evitato lo scontro frontale tra i due treni. Ora tocca alle repliche delle parti civili e delle difese.
DIFESA: IRRICEVIBILE DIRE 23 MORTI PER RISPARMIO
«E' una suggestione davvero irricevibile sostenere, come ha fatto la Procura, che i 23 morti nel disastro ferroviario sulla Andria-Corato sono stati provocati dal mancato investimento di 664mila euro». Così il difensore del direttore generale e del direttore di esercizio di Ferrotramviaria, Andrea Di Comite, ha replicato ai pubblici ministeri al processo.
Appassionata anche la replica del difensore di Ferrotramviaria, Michele Laforgia che, rivolgendosi ai giudici, ha detto: «Non vi fate affabulare, come vi ha detto il pubblico ministero oggi, non è accettabile, è offensivo per il Tribunale e per noi avvocati perché significa che qui qualcuno sta raccontando delle favole».
I due avvocati hanno confutato nel dettaglio le tesi della pubblica accusa sulla responsabilità dell’ente ribadendo che Ferrotramviaria ha sempre operato all’interno delle regole mettendo la sicurezza del servizio al centro delle sue scelte. «Non basta dire - ha concluso Laforgia rivolgendosi al Tribunale - che il blocco telefonico era lecito, come ha detto poco fa, qui, la parte civile senza che nessuno si sia alzato per protestare, ma si deve dire se fosse doveroso il blocco conta assi (che se installato - secondo i pm - avrebbe fatto scattare il semaforo rosso, ndr)». A giudizio della difesa il ricorso del blocco telefonico in uso sulla linea non era contrario alla legge.
FONTE FILIPPOMELE.BLOGSPOT.COM 29 OTTOBRE 2022
NOVA SIRI. IL DISASTRO FERROVIARIO DEL 12 LUGLIO 2016, IN PUGLIA, IN CUI MORÌ GIULIA FAVALE E RIMASE FERITA LA FIGLIA ANTONELLA PASTORE, ENTRAMBE RESIDENTI NEL CENTRO JONICO. LE RICHIESTE DEL PUBBLICO MINISTERO AL PROCESSO IN CORSO A BARI
IL TERRIFICANTE SCONTRO FRA 2 TRENI, 23 VITTIME E 50 FERITI, PROVOCÒ UNA FORTE EMOZIONE IN TUTTA ITALIA ED ANCHE IN BASILICATA PROPRIO PER IL COINVOLGIMENTO DELLA FAMIGLIA LUCANA. TUTTI CHIESERO GIUSTIZIA. UNA GIUSTIZIA CHE TARDA, COME SEMPRE IN ITALIA, AD ARRIVARE. LA NOTIZIA SULLE RICHIESTE DELLA PUBBLICA ACCUSA PER IL DISASTRO FERROVIARIO E DUE NOSTRI ARTICOLI DEL 14 LUGLIO 2016 E DEL 19 LUGLIO SUCCESSIVO SULLA VICENDA TRATTI DA LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO SONO LEGGIBILI CLICCANDO SUL LINK https://filippomele.blogspot.com/2022/10/nova-siri-il-disastro-ferroviario-del.html.
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