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domenica 1 dicembre 2024

GIUSTIZIA. SCANZANO JONICO. IL PRESUNTO BOSS GERARDO SCHETTINO HA SCRITTO A IL QUOTIDIANO DEL SUD: “CHE FINE HANNO FATTO LE MIE QUERELE A MAGISTRATI E PUBBLICI UFFICIALI?”

“O PROCESSATE ME PER CALUNNIA O PROCESSATE LORO”. DENUNCIATE PRESUNTE STORTURE GIUDIZIARIE NEI SUOI CONFRONTI. LEGGI LA NOTIZIA INTEGRALE

IL TRIBUNALE DI MATERA

IL QUOTIDIANO DEL SUD - EDIZIONE DI BASILICATA 1 DICEMBRE 2024

OPERAZIONE RUSCA DEL 4 OTTOBRE 2018

OPERAZIONE RUSCA DEL 4 OTTOBRE 2018

GERARDO SCHETTINO (FOTO FILIPPO MELE)

FONTE IL QUOTIDIANODELSUD - EDIZIONE DI BASILICATA

GIUSTIZIA SCHETTINO PUNTA IL DITO CONTRO MAGISTRATI E PUBBLICI FUNZIONARIO “O PROCESSATE ME O PROCESSATE LORO»

IL PRESUNTO BOSS DI SCANZANO SCRIVE AL QUOTIDIANO PER CHIEDERE CHE FINE HANNO FATTO LE SUE DENUNCE

POTENZA - «Processate me o processate loro». E’ questa la richiesta di Gerardo Schettino, l’ex carabiniere di Scanzano Jonico a un anno esatto di distanza dalla sentenza che lo ha visto assolto dall’accusa di aver guidato un’omonima associazione mafiosa attiva nel metapontino e dintorni.

L’ex carabiniere, che sta finendo di scontare ai domiciliari la condanna a 9 anni e 8 mesi rimediata a Catanzaro, in un distinto processo, per traffico di droga con il clan degli zingari di Corigliano, ha contattato il Quotidiano del Sud, dopo aver denunciato, senza esito, una serie di presunte storture giudiziarie ai suoi danni da parte di magistrati e pubblici ufficiali.

«Credo che sia un mio diritto denunciare pubblicamente e chiedere che fine hanno fatte le svariate querele da me avanzate». Questo il messaggio inviato da Schettino al Quotidiano.

«Ora io mi chiedo, e soprattutto vi chiedo: è normale che non si instauri un procedimento penale?» Ha aggiunto Schettino. «O loro effettivamente hanno mentito o io li ho calunniati! La partita non può è non deve finire. Assolutamente no!»

«Ora in una mente labile quale la mia sorge un atroce dubbio: forse ciò che ho scritto nelle querele risulta al vero?» Insiste l’ex carabiniere di Viggianello. «Naturalmente da onesto cittadino voglio solo sperare che le procure ai quali ho inviato le querele mi considerano un soggetto demente che non sono meritevole di un’azione penale. Ma poi mi chiedo: come mai poi cercano di instaurare tanti procedimenti penali a carico mio?»

Il presunto boss punta il dito, in particolare, sulla gestione del processo nato dall’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza soprannominata operazione “Rusca”. Inchiesta che lo ha visto condannato in primo grado a 25 anni di carcere, dal Tribunale di Matera, come capo dell’omonimo clan, ma poi assolto dall’accusa di mafia in Corte d’appello, a Potenza. Con una condanna a 15 anni di reclusione “solo” per tentato omicidio, spaccio ed estorsione.

A ottobre il Consiglio superiore della Magistratura ha archiviato un procedimento per incompatibilità ambientale avviato nei confronti di alcuni giudici materani in seguito a una delle denunce di Schettino. L’organo di autogoverno delle toghe ha preso atto, in particolare, dell’avvenuta depenalizzazione, per effetto della riforma voluta in estate dal ministro della Giustizia Carlo Nardio, del reato di abuso d’ufficio per cui risulta che i giudici siano stati iscritti sul registro degli indagati.

Il 12 dicembre, invece, il processo “Rusca” approderà in Cassazione, dove verranno discussi i ricorsi delle difese ma anche quello della procura generale di Potenza, che ha insiste per il riconoscimento dell’associazione mafiose, e degli incrementi di pena conseguenti.

L.A.

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