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giovedì 3 dicembre 2020

SCANZANO JONICO. AL MIO AMICO SALVATORE LEONE

SALVATORE AL "CAMPO BASE" DELLA BATTAGLIA ANTISCORIE DEL NOVEMBRE 2003

UN ALTRO PEZZO DELLA CITTÀ DEL METAPONTINO SE N'È ANDATO. IL “SEGRETARIO”, COSI È STATO SEMPRE CHIAMATO DA TUTTI POICHÉ È STATO, EFFETTIVAMENTE, IL SEGRETARIO DELLE SCUOLE ELEMENTARI PER DECENNI, È VOLATO VIA NEL POMERIGGIO DI OGGI. PER ME EGLI È STATO L'AMICO DI UNA VITA 

IN MORTE DEL MIO AMICO-COMPAGNO SALVATORE LEONE

Il mio amico Salvatore Leone non c'è più. Se n'è andato via. Per sempre. Lasciando un grande vuoto in tutti quelli che hanno avuto l'onore di godere della sua amicizia. Come me. Dal 1980 sino al 1992 abbiamo combattuto inseme tante battaglie, nel Partito socialista italiano, il PSI. Eravamo fieri della nostra militanza politica, del nostro partito, del nostro impegno politico. Sempre insieme, io e lui, sempre dalla stessa parte della barricata. Bastava un cenno e Filippo e Salvatore, con l'altra grande socialista di Scanzano Jonico scomparsa anni fa, la professoressa Filomena D'Ambra, si capivano. Una militanza cementata dall'amicizia. Fui proprio io, da sindaco, a unirlo in nozze con la sua Rosalba. Quanti guai fisici ha avuto il mio amico! Anche nel giorno del suo matrimonio il suo cuore fece le bizze. Ma ne uscimmo fuori, anche quella volta, insieme. Poi, le vicissitudini della vita, il mio lavoro di medico e quello di giornalista, sempre più inpegnativi, il suo pensionamento, il ritirarci dalla militanza politica delusi dalla fine del nostro grande PSI, ci staccarono un po'. Ma rimanemmo sempre uniti. Io, del resto ero il suo medico di famiglia. Come sempre, bastava un cenno per capirci. Un rapporto speciale quello tra me e il mio amico-compagno Leone. Un rapporto durato una vita intera. Sino al pomeriggio di oggi. La voce tesa di Francesca che mi ha chiamato: “Filippo, corri papà sta male, neanche mi risponde”. La mia corsa da Policoro verso casa tua. Io e l'ambulanza del 118 arrivati allo stesso momento. Quando sono entrato nella tua camera da letto mi sono reso conto che eri già volato via. Non mi hai aspettato, questa volta. Ma con l'infermiera e l'autista-rianimantore ti abbiamo steso sul pavimento. Abbiamo disperatamente massaggiato il tuo cuore ferito per farlo riprendere. Massaggio, ossigeno, massaggio, ossigeno, massaggio, ossigeno. Più volte. Tante volte. Anch'io, il più anziano dei tre, ho percosso il tuo petto: “Svegliati, Salvatore, svegliati”. No, non c'è stato nulla da fare. Questa volta hai fatto di testa tua, testa dura. Te ne sei andato. Definitivamente. Rosalba e Francesca già sapevano. Quando sono uscito dalla camera è bastato uno sguardo, triste, senza parole. Ma loro hanno dimostrato di essere forti. Tua figlia ha preso da te. Fiera, decisa, forte, orgogliosa. Ma tu questa volta l'hai fatta grossa: hai lasciato senza parole e senza forze, sconfitto, il tuo amico di una vita.

Ciao, Salvatore.

FILIPPO MELE

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