"NON C’È ALCUNA RISPOSTA
ALL’EMERGENZA SALARIALE. NO ALLA FLAT TAX. LA SANITÀ E L'ISTRUZIONE PUBBLICA
SEMPRE PIÙ INDEBOLITE". DI SEGUITO LA NOTIZIA INTEGRALE
FONTE RAINEWS.IT
"RINNOVARE I CONTRATTI"
"ADESSO BASTA!". CGIL E UIL PRONTI A RIEMPIRE LE PIAZZE CONTRO IL GOVERNO
LE RAGIONI DEI SINDACATI: "NON C’È ALCUNA RISPOSTA ALL’EMERGENZA SALARIALE. NO ALLA FLAT TAX. LA SANITÀ E L'ISTRUZIONE PUBBLICA SEMPRE PIÙ INDEBOLITE". LA CRITICA ANCHE ALLE SOLUZIONI "A FAVORE DI UNA SOCIETÀ SEMPRE PIÙ PATRIARCALE"
Il giorno dello sciopero nazionale è, infine, arrivato. Si scende in piazza, in modalità ridotta in alcuni settori, ma la protesta ci sarà. Alla base delle manifestazioni di oggi il secco “no” ai contenuti della Legge di bilancio e le politiche del Governo Meloni.
Dopo il botta e risposta con il Governo e nonostante la precettazione del ministro Salvini, Cgil e Uil vanno quindi avanti nella protesta che, oggi, muove solo il primo passo.
“Adesso Basta!”, questo lo slogan della mobilitazione che nasce “per alzare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati e non offre futuro ai giovani. A sostegno di un'altra politica economica, sociale e contrattuale, che non solo è possibile ma necessaria e urgente”.
Se le braccia saranno incrociate oggi per 8 ore o intero turno di sciopero per tutte le lavoratrici e i lavoratori delle Regioni del Centro e, per otto ore o intero turno, ma su tutto il territorio nazionale, anche le categorie del pubblico impiego, della conoscenza e gli addetti di Poste Italiane la protesta non si esaurirà con il 17 novembre.
Il 20 novembre a scioperare sarà la Sicilia, il 27 toccherà alla Sardegna, mentre il 24 novembre, le 8 ore o l’intero turno di sciopero riguarderanno tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle Regioni del Nord. Infine, venerdì 1° dicembre a incrociare le braccia per 8 ore o per l’intero turno saranno tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle Regioni del Sud.
Per la giornata di oggi la segreteria confederale sarà presente in diverse città per concludere le manifestazioni territoriali: Giuseppe Gesmundo a Campobasso in Piazza della Prefettura; Lara Ghiglione a Macerata in piazza Cesare Battisti; Maria Grazia Gabrielli a Fermo in piazzale Azzolino; Daniela Barbaresi ad Ascoli Piceno in piazza Ventidio Basso; a Firenze in piazza Ss. Annunziata conclusioni affidate a Francesca Re David. A Roma insieme ai segretari generali di Cgil e Uil saranno presenti Christian Ferrari e Luigi Giove.
Le ragioni di Cgil e Uil
Si parte innanzi tutto dall’emergenza salariale, per la quale secondo i sindacati non c’è alcuna risposta fattiva: “Hanno annunciato 100 euro in più nelle buste paga”, ma si limitano a confermare quelle in essere, già falcidiate – in media del 17% – da un’inflazione da profitti e speculazione.
Quindi dito puntato sul rilancio della contrattazione collettiva, per cui non sono state stanziate le risorse necessarie a rinnovare i contratti del pubblico impiego e a sostenere e detassare i rinnovi nei settori privati. Il governo Meloni, ha “dichiarato di voler incrementare la spesa sanitaria, ma continua a indebolire il servizio sanitario nazionale spingendo cittadini e personale verso la sanità privata”.
Critiche verso le risorse alle scuole pubbliche, alle politiche sociali (casa, affitti, bollette, povertà), alla disabilità e non mettono nulla per la non autosufficienza e sul trasporto pubblico locale a cui “hanno tagliato le risorse”.
C’è poi la mancata promessa della cancellazione della legge Fornero che sarà invece confermata “e la peggiorano: restringendo le già limitate misure di flessibilità in uscita (Quota 103, Opzione donna, Ape sociale); tagliando i futuri assegni dei pubblici e la rivalutazione delle pensioni in essere; e di fatto stabilendo – dal 2024 – le uscite per tutti con i 67 anni di vecchiaia, i 42 anni e 10 mesi di anticipata (uno in meno per le lavoratrici) e i 71 anni per giovani e donne nel sistema contributivo.
Il tema lavoro e precariato continua la lista del j’accuse: “Non fanno nulla per il lavoro stabile e di qualità e non intervengono contro la precarietà, anzi: reintroducono i voucher e liberalizzano il lavoro a termine".
Ma c'è anche una questione culturale e di parità dei sessi, dove denunciano che non c'é alcun “investimento concreto per migliorare la vita e il lavoro delle donne: solo propaganda patriarcale e regressiva”.
Quindi, la riforma fiscale e l’evasione. Secondo i Cgil e Uil i ministri Meloniani “portano avanti una riforma fiscale che – a parità di reddito – tassa di più i salari e le pensioni dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari, del lavoro autonomo benestante, dei grandi patrimoni e dei redditi alti e altissimi. Non tassano gli extraprofitti e incentivano un’evasione fiscale che, ogni anno, sottrae 100 miliardi di euro alle politiche sociali e di sviluppo del Paese”.
Il legame tra politiche industriali che portano con sé anche il problema della sicurezza sul lavoro dove “non investono in salute e sicurezza, nonostante la strage che si consuma ogni giorno nei luoghi di lavoro. Non ci sono politiche industriali e di investimento in grado di creare lavoro buono e ben retribuito soprattutto per i giovani; dare risposte a lavoratrici e lavoratori coinvolti nelle tante crisi aziendali aperte a cui il governo non dà soluzioni; e governare la transizione ambientale, digitale ed energetica: si continua con gli incentivi a pioggia alle imprese e si rilanciano le privatizzazioni”.
Le contro-proposte di Cgil e Uil
Per il lavoro, l’aumento di stipendi e pensioni, il rinnovo dei contratti nazionali “rafforzando il potere d’acquisto e detassando gli aumenti, e abbattere i divari che colpiscono le donne".
Per il Fisco, combattere l’evasione fiscale attraverso uno stop alle sanatoria a cui i sindacati dicono basta: “Basta sanatorie, basta condoni e basta premiare settori economici che presentano una propensione all’evasione fino al 70%; indicizzazione automatica all’inflazione delle detrazioni da lavoro e da pensione”.
La risposta di Cgil e Uil è quella di un fisco progressivo che parte innanzi tutto da un no alla Flat tax e dal “riportare all’interno della base imponibile Irpef tutti i redditi oggi esclusi e tassati separatamente con aliquote più basse; tassare gli extraprofitti e le grandi ricchezze" perché “si continua con gli incentivi a pioggia alle imprese e si rilanciano le privatizzazioni”.
C’è poi da riportare l’attenzione ai giovani per “favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato; cancellare la precarietà; introdurre una pensione contributiva di garanzia; garantire il diritto allo studio attraverso investimenti per servizi, alloggi e borse di studio”.
Per le pensioni, “approvare una vera riforma delle pensioni, che superi la legge Monti-Fornero; garantire la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere”. E, per lo Stato Sociale, “difendere e rilanciare il servizio sanitario nazionale anche aumentando i livelli salariali; approvare un piano straordinario di assunzioni nella sanità e in tutti i settori pubblici e della conoscenza; finanziare le leggi su non autosufficienza e disabilità; aumentare le risorse per il trasporto pubblico locale; rifinanziare il fondo sostegno agli affitti”.
La tematica delle politiche industriali richiede, secondo le due sigle sindacali “una nuova strategia e un nuovo intervento pubblico per affrontare le crisi vecchie e nuove, puntare sulla transizione ambientale ed energetica, riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo governando i processi di digitalizzazione, difendere e incrementare la qualità e la quantità dell’occupazione a partire dal Mezzogiorno”.
Spazio, infine, a una migliore politica per l’accoglienza, che vuole l’abbandono della “politica securitaria a partire dalla cancellazione della legge Bossi-Fini e di tutti i recenti provvedimenti in materia di immigrazione e definire nuove politiche di accoglienza e integrazione dei cittadini migranti”.
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