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giovedì 31 marzo 2022

CAPORALATO. ARRESTATE 15 PERSONE TRA BASILICATA E CALABRIA

IN AZIONE I CARABINIERI, COORDINATI DALLA PROCURA DI CASTROVILLARI (CS). DISPOSTO ANCHE IL SEQUESTRO PREVENTIVO DEI BENI E DELLE QUOTE AZIENDALI DI 10 IMPRESE, DI CUI UNA IN PROVINCIA DI MATERA (POLICORO), OPERANTI NEL SETTORE AGRICOLO. LE ACCUSE A VARIO TITOLO SONO INTERMEDIAZIONE ILLECITA E SFRUTTAMENTO DEL LAVORO, MINACCIA ED ESTORSIONE. DI SEGUITO LA NOTIZIA ANSA 

ANSA.IT CALABRIA

CAPORALATO: OPERAZIONE CC,15 ARRESTI E SIGILLI A 10 AZIENDE IN PROVINCIA COSENZA ED A MATERA. SEQUESTRATI BENI PER 15 MLN

(ANSA) - CASTROVILLARI, 31 MAR - Quindici persone, di cui 6 in carcere e nove ai domiciliari, sono state arrestate tra Calabria e Basilicata nell'ambito di un'operazione contro il caporalato e lo sfruttamento del lavoro condotta dai carabinieri del Reparto territoriale di Corigliano Rossano e del Comando Tutela per il lavoro di Cosenza, con il supporto dei militari dei Comandi provinciali di Crotone e Matera e il coordinamento della Procura di Castrovillari.

Le accuse a vario titolo sono intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, minaccia ed estorsione. Disposto il sequestro preventivo dei beni e delle quote aziendali di 10 imprese operanti nel settore agricolo (quattro persone giuridiche e sei imprese individuali): quattro in provincia di Cosenza, cinque in provincia di Crotone e una in provincia di Matera. Sigilli anche a cinque veicoli che sarebbero stati utilizzati dai caporali per il trasporto dei lavoratori in nero. Il valore totale dei beni sequestrati è stato stimato in circa 15 milioni di euro.
    L'inchiesta è scaturita da un'indagine dei carabinieri di Mirto Crosia, e ha permesso di portare alla luce il fenomeno dell'impiego di lavoratori in condizioni illecite da parte di aziende dislocate in Calabria (tra cosentino e crotonese) e in Basilicata (materano). Gli investigatori hanno preso in esame la condotta degli indagati nell'arco del periodo 2018-2021 attraverso le denunce delle vittime, accertando il ricorso a minacce, anche di morte e atti di violenza. Il tutto per costringere i lavoratori di varie nazionalità (gambiana, nigeriana, romena), ad accettare retribuzioni dai 15 ai 30 euro al giorno a fronte di oltre 12 ore di lavoro. Le indagini, secondo quanto emerso, hanno consentito di provare le responsabilità penali degli arrestati in ordine a ripetute violazioni della normativa a tutela dei lavoratori in materia di igiene e sicurezza, orario di lavoro e riposi: in un caso un sarebbe stata negata assistenza ad un lavoratore che si era stirato una gamba dopo aver caricato oltre 630 cassette di pomodoro. Inoltre sarebbe stato documentato come i caporali esigevano la restituzione di parte dello stipendio o come istruivano i lavoratori nel caso di un eventuale controllo di polizia. (ANSA).

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