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sabato 2 marzo 2024

MATERIT DI FERRANDINA, UNA STORIA PROCESSUALE ED UNA BONIFICA DEL SITO CONTAMINATO CHE NON FINISCONO MAI

SUL PIANO GIUDIZIARIO IL CASO NON APPARE CHIUSO MENTRE SU QUELLO DELLA TUTELA AMBIENTALE NON E' STATO FATTO ASSOLUTAMENTE NULLA. TANTO CHE LA REGIONE BASILICATA HA CHIESTO UN “TAVOLO TECNICO” AL MINISTERO DELL’AMBIENTE. COSA ACCADRA’ SU ENTRAMBI I “FRONTI”? 


FOTO DAL SERVIZIO TERRA DI NESSUNO, TG2000, 18 GIUGNO 2018

FONTE LAGAZZETTADELMEZZOGIORNO.IT

LA SENTENZA. LA STORIA (PROCESSUALE) DELLA CEMATER-MATERIT NON FINISCE MAI

CI SONO MOLTE PRESCRIZIONI, MA RESTA IL NODO CAUSE CIVILI. UN OPERAIO: «MI SONO AMMALATO DI RECENTE, QUINDI IL CASO NON È CHIUSO»

ANTONIO CORRADO

MATERA - Si dovrà attendere la metà di marzo, per conoscere le motivazioni della sentenza di primo grado, emessa martedì dal giudice monocratico del tribunale di Matera Rosa Bia a carico di cinque ex dirigenti della Cemater-Materit, azienda di Ferrandina scalo che fino agli anni Novanta ha lavorato fibre di amianto, provocando secondo l’accusa decine di casi di operai con malattie polmonari gravi.

L’ennesima morte avvenuta di recente dell’operaio Salvatore Misseri ha di fatto prodotto il prosieguo dell’iter processuale sempre a carico dei medesimi imputati, con prima udienza fissata per il prossimo 15 aprile, sempre davanti al tribunale di Matera. Con le motivazioni già rese note e l’avvio di questo ulteriore filone, dunque, il processo Cemater-Materit non può ancora dirsi concluso. Molto hanno pesato sulla sentenza i tempi delle indagini, che hanno portato l’iter processuale ad incardinarsi solo nel 2015, dopo oltre 20 anni dal fermo produttivo degli impianti. Tempi biblici, che da una parte hanno favorito il subentro della prescrizione e dall’altra hanno reso più complessa la ricerca della verità con la ricostruzione dei fatti.

Gli ex dirigenti, tutti molto anziani, di età compresa tra 77 e 92 anni, sono accusati di concorso in omicidio colposo e lesioni colpose, oltre al mancato rispetto delle norme di sicurezza nello stabilimento, dove la micidiale polvere minerale avrebbe intossicato decine di operai, facendo ammalare persino le mogli che lavavano le tute da lavoro. Come la moglie di Vincenzo Cosentino, oggi ancora in vita, ma sotto stretta sorveglianza sanitaria. Silvano Benitti (ex capo servizio tecnico oggi 77enne), Pietro Pini (ex direttore di stabilimento da metà a fine anni Settanta oggi 92enne), Michele Cardinale (ex vice presidente di Materit a metà anni Ottanta oggi 82enne), Michele Bonanni (ex consigliere d’amministrazione oggi 79enne) e Lorenzo Mo (ex consigliere d’amministrazione oggi 78enne) sono stati condannati a un anno di reclusione con pena sospesa. Dovranno anche risarcire le tre associazioni costituitesi parte civile: Associazione italiana esposti amianto (Aiea), Medicina democratica e Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro (Anmil) con 10mila euro ciascuna, più 50mila euro ai congiunti delle vittime accertate (solo Grazio Giannelli è ancora in vita), quattro lavoratori e una vedova.

In attesa di conoscere le motivazioni, la sentenza ha lasciato l’amaro in bocca a molti ex dipendenti della multinazionale, anche per i 18 casi andati in prescrizione, rispetto ai quali resta comunque il fatto accertato quindi ci saranno inevitabilmente procedimenti civili di richiesta di risarcimento. Una delle posizioni prescritte per decorrenza dei termini entro i quali lo Stato aveva potestà punitiva in sede penale, è quella di Vito Nicola Lobianco: «Dagli anni Novanta in cui la produzione si è fermata - spiega amareggiato Lobianco - mi sono ammalato solo di recente, subendo una prima operazione al polmone due anni fa e fra poco ne dovrò subire un’altra. Una situazione chiaramente riconosciuta dall’Inail, quindi di che prescrizione parliamo? - si chiede -. Non è assolutamente accettabile».

Una vicenda, quella dei morti e malati di amianto a Ferrandina scalo, destinata a chiudersi senza il reale e completo accertamento della verità, con decine di ex operai e loro familiari a rischio di ammalarsi di patologie asbesto correlate; tanto da essere sottoposti a un programma di sorveglianza sanitaria finanziato dalla Regione Basilicata, che negli anni ha subìto forti rallentamenti. Per loro sei mesi senza uno screening, o addirittura un anno come nel periodo della pandemia, può ancora significare malattia e morte.

 

FONTE UFFICIO STAMPA GIUNTA REGIONALE

BONIFICA EX MATERIT, LATRONICO CHIEDE UN TAVOLO TECNICO

Nel rispetto della competenza del MASE (Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica) quale Autorità Procedente, come definita dal D.lgs. 152/06, l’assessore all’Ambiente, Territorio ed Energia della Regione Basilicata, Cosimo Latronico, ha richiesto al Ministro Pichetto Fratin la convocazione di un tavolo tecnico -amministrativo “per definire, con tutti gli enti interessati, le procedure utili a tracciare un percorso che conduca all’approvazione della caratterizzazione, prima, ed alla bonifica, dopo, del sito contaminato ex Materit”.

In dettaglio, sottolinea Latronico, “su indicazione dell’ufficio Economia Circolare è stata richiesta un’interlocuzione con la Direzione Generale Uso Sostenibile del Suolo e delle Risorse Idriche del MASE ed il dirigente Divisione VII – Bonifica dei Siti di Interesse Nazionale, con il coinvolgimento anche della Provincia di Matera, del Comune di Ferrandina, del Consorzio Industriale della Provincia di Matera e del Commissario della ZES, al fine di valutare anche eventuali altre modalità di finanziamento degli ingenti costi della bonifica”.

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