IN SEI RISCHIANO IL PROCESSO. IL GRUPPO AVEVA CERCATO DI TRASFERIRE LA SOMMA DA UN LIBRETTO APERTO A CHIANCIANO TERME AD UN CONTO CORRENTE DI TARANTO. LEGGI LA NOTIZIA INTEGRALE
FONTE LAGAZZETTADELMEZZOGIORNO.IT
TRUFFA DEL «LIBRETTO», CI SONO ANCHE 2 BASISTI DELLE POSTE DI TARANTO
ALESSANDRA CANNETIELLO
LA BANDA È COMPOSTA DA NAPOLETANI, IN SEI RISCHIANO IL PROCESSO
TARANTO - Ci sono anche due impiegati delle Poste di Taranto, ritenuti i “basisti” di una banda napoletana, nell’inchiesta per una tentata truffa da ben 340mila euro: un colpaccio sfumato solo grazie alla prontezza di un’altra impiegata dell’ufficio che si è accorta che qualcosa non quadrava. Un’indagine che complessivamente coinvolge 6 persone che ora rischiano di finire a processo dopo la citazione diretta a giudizio firmata dal pm Vittoria Petronella.
Tutto è cominciato a ottobre 2021 quando un anziano si è presentato in un ufficio postale di Taranto come il legittimo intestatario di un libretto postale. Con lui c’era anche un giovane napoletano presentato come suo nipote e un altro accompagnatore, un tarantino di 51 anni. È stata proprio la presenza di quest’ultimo a far fallire la truffa: quell’uomo, infatti, lavorava in un bar a due passi dall’ufficio postale ed era un volto noto agli impiegati. La sua partecipazione è stata la “svista” che ha consentito di bloccare tutto: il gruppo infatti stava cercando di trasferire un libretto postale aperto a Chianciano Terme con all’interno 340mila euro in un conto corrente di Taranto. L’anziano e suo nipote si erano spacciati per il titolare del libretto e suo nipote utilizzando, come svelato dalle indagini avviate dopo la denuncia dell’impiegata, delle false carte di identità preparate da un sesto indagato, un 36enne napoletano. Non solo. Le indagini hanno permesso di scoprire che il barista 51enne nel frattempo si era rivolto ai due impiegati delle Poste, i “basisti” appunto, per chiedere a che punto fosse la pratica di trasferimento e questi, per almeno tre volte, avevano consultato abusivamente le banche dati per sollecitare il trasferimento.
Un raggiro che non è riuscito ad andare a segno, perché, come detto, l’operatrice di sportello si è insospettita immediatamente di quella manovra e ha subito allertato le forze dell’ordine che li ha poi colti sul fatto. L’arrivo e le indagini delle forze dell’ordine hanno permesso di scoprire che in realtà quell’anziano non era napoletano e non aveva 86 anni, ma era in realtà 72enne di Taranto. Anche il finto nipote, aveva utilizzato un documento fasullo: nella realtà era un 32enne napoletano, ma non era il nipote del titolare del libretto. Nei guai come detto sono finiti anche i due impiegati delle Poste ritenuti complici del gruppo: un tarantino di 58 anni e un 49enne originario di Policoro, ma residente nel capoluogo ionico.
Dopo l’avviso di conclusione delle indagini, il pm Petronella ha firmato la citazione diretta a giudizio e ora la vicende pende dinanzi al giudice per la cosiddetta udienza predibattimentale introdotta dalla Riforma Cartabia: se il magistrato non dovesse decidere per il proscioglimento, i difensori dei sei, tra i quali gli avvocati Andrea e Salvatore Maggio, avranno la possibilità di valutare la richiesta di riti alternativi oppure far partire il processo ordinario per chiarire le eventuali responsabilità di ciascuno.
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