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venerdì 12 gennaio 2024

DEPOSITO SCORIE NUCLEARI. VA AVANTI LA CANDIDATURA DI TRINO VERCELLESE. IL MINISTRO PICHETTO FRATIN “BATTEZZA” LA DISPONIBILITÀ DEL COMUNE PIEMONTESE

TRINO VERCELLESE, DUNQUE, TOGLIERA’ LE “CASTAGNE DAL FUOCO” A TUTTE LE AREE IDONEE (COMPRESE QUELLE DELLA BASILICATA) D’ITALIA? LA NOTIZIA E’ LEGGIBILE CLICCANDO SUL LINK

IL GIURAMENTO DEL MINSITRO GILBERTO PICHETTO FRATIN

 

IL SINDACO DI TRINO, DANIELE PANE, CON MATTEO SALVINI (FOTO LAREPUBBLICA.IT)

LA CENTRALE FERMI DI TRINO

FONTE ANSA

DEPOSITO NUCLEARE, VA AVANTI LA CANDIDATURA DI TRINO PICHETTO, POSITIVA LA DISPONIBILITÀ DEL COMUNE, VA VERIFICATA (DI STEFANO SECONDINO)

ROMA, 12 GEN - Diventa sempre più probabile che Trino Vercellese sarà la sede del deposito nazionale delle scorie nucleari. Il Comune piemontese, che ospitava una delle centrali atomiche italiane, ha presentato al Ministero dell'Ambiente e della sicurezza energetica e alla Sogin la sua candidatura a ospitare l'impianto. Il ministro Gilberto Pichetto ha dichiarato "molto importante" la disponibilità di Trino. Sono diversi i fattori che giocano a suo favore come sede della discarica: ha già avuto una centrale, e custodisce già, insieme alla vicina Saluggia, la maggior parte delle scorie radioattive italiane. Ma soprattutto, è l'unico comune italiano che vuole prendersi il deposito. Il sindaco di centrodestra Daniele Pane ha chiesto a Ministero e Sogin (la società pubblica per lo smantellamento delle centrali nucleari, che deve costruire la discarica) di "avviare una rivalutazione del territorio, al fine di verificarne l'eventuale idoneità". L'autocandidatura è stata approvata con una delibera di giunta. Trino Vercellese non era stata inserita nella mappa della Sogin delle aree idonee per il deposito, la Cnai, pubblicata il 13 dicembre scorso dopo anni di studi e di consultazioni con i territori. La mappa individua 51 siti in 6 regioni: Basilicata, Puglia, Lazio, Piemonte, Sardegna, Sicilia. I criteri di idoneità sono fisici (lontananza da zone vulcaniche, sismiche e a rischio dissesto, da insediamenti civili, industriali e militari, dalle coste) e amministrativi (escluse le aree naturali protette e di interesse agricolo, archeologico e storico). Ma il decreto legge energia (riprendendo una proposta di legge della Lega) ha dato la possibilità ai Comuni di autocandidarsi anche se non sono compresi nella Cnai. La scappatoia è che alcuni dei criteri di inidoneità non sono fissi (come la sismicità o la vicinanza alle coste), ma possono cambiare (come gli insediamenti civili o industriali o l'interesse agricolo). Di conseguenza, anche un comune non compreso nella mappa può chiedere alla Sogin di rivalutare il suo territorio. Ed è quello che ha fatto Trino Vercellese. Ospitare il deposito porterebbe sul territorio contributi pubblici milionari, 4000 occupati nel cantiere per 4 anni e 700-1000 nella gestione dell'impianto. "A differenza di tutti gli altri, noi il problema ce l'abbiamo - ha detto il sindaco Pane -. Tra Trino e Saluggia abbiamo circa l'82% di rifiuti d'Italia in termini di radioattività". "La disponibilità di Trino ad accogliere il deposito unico nucleare è molto importante e viene accolta positivamente dal Governo - ha commentato il ministro Pichetto -. Andrà ora verificata sulla base delle caratteristiche tecniche e di sicurezza che la legge prevede per i depositi di questa natura". Dal territorio arriva però la voce contraria dell'Arcidiocesi di Vercelli: "Riteniamo che l'individuazione definitiva del sito prosegua esclusivamente sulla base dei criteri scientifici sino ad ora adottati, ritenendo che non siano, invece, da perseguire decisioni che rispondano a logiche diverse". 

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