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venerdì 27 maggio 2022

IL QUOTIDIANO ONLINE BASILICATA24.IT. “SCANZANO JONICO. LE PAROLE DI FILIPPO MELE, AL CENTRO DI ATTACCHI “SOCIAL”: CONTINUERÒ A FARE CIÒ CHE HO SEMPRE FATTO. NON VOGLIO VIVERE DA VIGLIACCO. LA PASSIONE CIVILE È PIÙ FORTE DELLA PAURA”

 "GIA’ IN PASSATO, NELL’OTTOBRE 2018, IL GIORNALISTA, BLOGGER E MEDICO, AVEVA SUBITO ATTI INTIMIDATORI E PER DUE ANNI È FINITO SOTTO VIGILANZA DINAMICA DA PARTE DELLE FORZE DELL’ORDINE". DI SEGUITO L’ARTICOLO INTEGRALE, FIRMATO DA EUGENIO BONANATA

Filippo Mele con il generale Rosario Castello ed il colonnello Samuele Sighinolfi

FONTE BASILICATA24.IT

IL QUOTIDIANO ONLINE

TESTIMONIANZE

“LA PASSIONE CIVILE È PIÙ FORTE DELLA PAURA”

LE PAROLE DI FILIPPO MELE, AL CENTRO DI ATTACCHI “SOCIAL”, A SCANZANO JONICO, NEGLI ULTIMI GIORNI, PER LA SUA ATTIVITÀ DI BLOGGER E DOCUMENTARISTA SUL TERRITORIO. IN PASSATO AVEVA SUBITO ATTI INTIMIDATORI E PER DUE ANNI È FINITO SOTTO VIGILANZA DINAMICA

DI EUGENIO BONANATA - 27 MAGGIO 2022

“Sapete quanti roghi ho contato e documentato negli ultimi anni a Scanzano? Una settantina o anche più”. A parlare è Filippo Mele, giornalista, blogger e medico, volto molto noto nella fascia jonica lucana per il suo impegno trentennale nel raccontare le “piaghe” del territorio. “Sono medico, da qualche tempo anche pensionato – si apre il blogger – qualcuno mi dice pure, Filippo, ma chi te la fa fare. E la mia risposta è sempre la stessa. Si chiama passione civile, amore per la verità, senza tacere nulla”. Eppure, ammette, “negli ultimi giorni sono finito al centro di una campagna denigratoria da parte di alcuni cittadini del posto, sia sul mio blog, che attraverso post che hanno circolato su facebook, in cui si faceva riferimento, velatamente, alla mia persona”.

L’escalation degli ultimi giorni “In realtà tutto è partito da un video che pubblicai pochi giorni fa e che si riferiva ad atti di violenza avvenuti a Scanzano – spiega – è da lì che alcuni utenti hanno iniziato a dirmi che non potevo sempre mettere in mostra il lato violento della città, anche quando si trattava di storie di ubriachi”. Ma quella è stato solo la punta dell’iceberg. Perché nel frattempo la criminalità a Scanzano ha colpito in modo eclatante. Quattro roghi in 11 giorni. “E io ho filmato e documentato gli incendi. In particolare su quello al lido La Kikka, mentre filmavo riflettevo su che ferita qualcuno sta infliggendo a questo territorio. E la sera dopo altro rogo, allo stesso lido. E’ lì che capisci anche la sfrontatezza con cui la mano criminale si muove, come indisturbata. E’ normale che ti senti ferito, come cittadino del luogo, prima di tutto”.

L’escalation verbale E sempre negli ultimi giorni “anche gli attacchi alla mia persona hanno vissuto un’escalation – rivela Mele – Sia sul mio blog e sulla mia pagina fb, che in modo più subdolo, attraverso alcuni post che hanno circolato in rete. Si alludeva a me con una certa aggressività verbale. Ho mandato una lettera, alcuni giorni fa, denunciando la cosa al prefetto di Matera”. Dietro gli attacchi verbali, quella Scanzano che non vuole riconoscere “la violenza e la mano criminale in azione e che vede in me o nel lavoro giornalistico il problema. Come se fossi io a infangare la città e non chi commette atti criminali”. Un ribaltamento “inaccettabile” della realtà. Ma il segnale che esiste una Scanzano “negazionista” si è avuto anche il 23 maggio scorso, nella giornata in cui Libera ha scelto Scanzano per ricordare i 30 anni dalla morte del giudice Falcone. “Sai quanti cittadini di Scanzano eravamo presenti alla manifestazione? Non più di 20”. E in un paese di 7mila abitanti anche questo appare come un chiaro segnale di debolezza, di arretramento morale.

Le intimidazioni passate Filippo Mele, che si è costituito parte civile in una delle tante inchieste contro la criminalità nella fascia jonica, nel 2018 ha subito delle intimidazioni. “Una busta bianca, con dentro un proiettile, una penna bic rossa e un foglio A4 bianco. Come a dire: non devi scrivere più. E poi un petardo fatto scoppiare sulla tettoia della mia abitazione”. Dopo quell’episodio Filippo per due anni è stato sotto vigilanza dinamica da parte delle forze dell’ordine. Segno tangibile che il suo lavoro ha dato fastidio. “Negli ultimi anni però la situazione sembrava più tranquilla – prosegue – se non fosse per l’escalation degli ultimi giorni, che ha destabilizzato un po’ tutti qui, e che ci ha fatti ripiombare in quello stato di tensione che non vivevamo più da tempo”. Gli chiediamo se ha paura, visti i segnali, anche nei suoi confronti, che sono giunti dagli attacchi sui social. “Sì, certo, vivere qui espone a dei rischi. Ora pare abbiano intensificato i controlli, specie nella notte. Ma se poi ti senti additato anche da qualche cittadino come se il problema non fossero i roghi, la mano criminale, ma chi li documenta, allora sì, ti senti un po’ isolato”. Prova però a guardare il bicchiere mezzo pieno: “I messaggi di solidarietà ricevuti negli ultimi giorni un po’ mi danno forza”. E conclude, laconico: “Continuerò a fare ciò che ho sempre fatto. Non voglio vivere da vigliacco. La passione civile è più forte della paura”.

 
IL PROIETTILE, LA BIC ROSSA E IL FOGLIO A4 BIANCO RECAPITATI A FILIPPO MELE IL 10 OTTOBRE 2018

LO SQUARCIO NELLA TETTOIA

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