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sabato 9 settembre 2023

SCANZANO JONICO. TIENE BANCO LA QUESTIONE “SPANDIMENTO SELVAGGIO” DI LIQUAMI ZOOTECNICI NELL’AMBIENTE

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO: “COVA CONTRO DENUNCIA UNA PERICOLOSA SITUAZIONE. CHIESTO L’INTERVENTO DELL’ARPAB PER UN PIANO DI MONITORAGGIO SPECIFICO CONTRO L’INQUINAMENTO DA ALLEVAMENTI INTENSIVI”. DI SEGUITO LA NOTIZIA INTEGRALE

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 8.9.23

 

FONTE LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 8.9.3023

LIQUAMI USATI COME CONCIMI UNA PRATICA ILLECITA E NOCIVA

“COVA CONTRO” DENUNCIA UNA PERICOLOSA SITUZIONE A SCANZANO

ANTONIO CORRADO

SCANZANO JONICO – Liquami “freschi di stalla” sparsi per concimare i campi agricoli. Una pratica molesta per quanto illegale, che si sta diffondendo sempre di più nel Materano. Lo testimonia il recente caso di Matera, dove per un giorno intero il tanfo di letame e urina ha invaso strade, abitazioni e negozi, tanto da infastidire persino i turisti di passaggio. Accade ciclicamente da anni a Scanzano Jonico, in un contesto dove la zootecnia e l’agricoltura la fanno da padrone, surclassando decisamente il turismo, rispetto al quale la cittadina jonica non è ancora al passo. Così accade che ogni anno, tra la fine di luglio ed i primi giorni di settembre, si avvertano cattivi odori provenienti da terreni agricoli visibilmente ridotti a latrina. Una pratica agricola scorretta, perché la norma impone il disseccamento dello stallatico prima di utilizzarlo come concime naturale nei campi. Quando è ancora fresco, infatti, il letame produce una serie di effetti negativi sull’ecosistema. La proliferazione incontrollata di moscerini e il tanfo nauseabondo, rischiano di essere solo la punta dell’iceberg, perché quando il fenomeno è diffuso e pervasivo come a Scanzano (a Matera è durato solo un giorno, probabilmente per il clamore mediatico suscitato), i nitrati, l’azoto, l’ammoniaca e gli xenobiotici (residui dei farmaci ad uso veterinario) contenuti nei liquami freschi, permeano il terreno giungendo fino alle falde, nei canali di bonifica e quindi in mare. A luglio scorso, il fenomeno è stato anche oggetto di un’interrogazione presentata dalla consigliera comunale di minoranza Felicetta Salerno, la quale segnalava che a causa dei versamenti di reflui zootecnici a valle della Statale 106 Jonica, molti cittadini delle aree circostanti lamentavano l’invasione di moscerini e cattivi odori. C’è una vecchia ordinanza che vieta gli sversamenti soprattutto nel periodo estivo, pertanto Salerno aveva invitato il sindaco, Pasquale Cariello, a sensibilizzare sia le aziende che i cittadini verso il corretto smaltimento di questi rifiuti. L’invito sarà caduto nel vuoto, perché il fenomeno si sta ripetendo ancora in questi giorni. Nell’aprile scorso, l’associazione “Cova Contro” ha effettuato un’indagine durata oltre due mesi, con l’uso di droni, cronofotocamere nascoste, ricognizioni di ogni genere, satellite incluso, dimostrando che a Scanzano gli allevamenti producono una quantità di rifiuti fuori controllo, il cui impatto ambientale è visibile ma non ancora misurato dagli enti preposti. Al netto delle autorizzazioni del Pua (Piano utilizzazione agronomica), ci sarebbe uno smaltimento illecito di quantità autorizzate e prevedibili, ma di fatto mal gestite nella fase terminale, come spiegano dall’associazione. “I terreni privati usati come discariche da tempo, tonnellate giornaliere di deiezioni bovine gettate sui terreni tal quali -si legge nel report di Cova Contro- in alcuni siti abbiamo contato un mezzo pesante ogni 3 ore che scaricano ognuno, tonnellate tra feci ed urine animali. Tutto senza trattamento, senza vasche o teli di isolamento, a diretto contatto con suolo e falde, con i canali di bonifica affianco, che recepiscono le acque meteoriche e poi arrivano a mare; a ridosso della pineta e con le falde a meno di 2 metri dal piano campagna in alcuni punti. Su alcuni terreni lo smaltimento illecito è visibile, su altri è stato ben amalgamato; ma il problema sono le quantità incompatibili con l’ambiente”. Per questo era stato chiesto ad Arpab un immediato piano di monitoraggio specifico per l’inquinamento da allevamenti intensivi, ma non è stato mai effettuato.

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