ED ANCORA “LA FAMIGLIA
CHIEDEVA UN RISARCIMENTO, ABBIAMO SEMPRE DETTO NO”. MONSIGNOR LIGORIO RISPONDE ANCHE
ALLE DOMANDE SULLA RIAPERTURA DELLA CHESA DELLA TRINITÀ, SULLA CONTESTAZIONE NEI
SUOI CONFRONTI E SUI RUOLI AVUTI NELLA VICENDA DA DON MIMÌ SABIA E DA DON
MARCELLO COZZI. DI SEGUITO L’INTERVISTA INTEGRALE
MONSIGNOR SALVATORE LIGORIO (FOTO CORRIERE.IT) |
FONTE CORRIERE.IT
L’ARCIVESCOVO DI POTENZA: «AVREMMO DOVUTO GESTIRE MEGLIO I RAPPORTI CON I CLAPS. MA SU ELISA LA CHIESA NON HA NESSUNA COLPA»
DI CARLO MACRÌ, INVIATO A POTENZA
SALVATORE LIGORIO: «LA FAMIGLIA CHIEDEVA UN RISARCIMENTO, ABBIAMO SEMPRE DETTO NO»
Dopo tredici anni di silenzi sul caso Claps, la Chiesa di Potenza ha deciso di parlare. L’arcivescovo Salvatore Ligorio conferma l’estraneità della Chiesa e spera nella riconciliazione con la famiglia.
Pubblicherete un dossier
su tutta la vicenda Claps. Perché?
«Per aiutare la gente a capire. All’interno ci saranno sentenze, documenti,
allegati, per fare chiarezza sulle polemiche, dicerie e false notizie che si
sono susseguite in questi anni».
I Claps sostengono che da
30 anni siete «ladri di verità».
«Siamo stati sempre disponibili alla collaborazione e i nostri sforzi sono
stati sempre orientati nella ricerca della verità. Alcuni sacerdoti,
addirittura, si sono messi in prima linea a collaborare con la famiglia. Non
siamo stati dietro le quinte, ma protagonisti impegnati nel percorso di
giustizia».
Perché tante difficoltà nel trovare il dialogo con la famiglia Claps? «L’abbiamo sempre auspicato. Ci sono stati tanti incontri con la famiglia. Quando, però, eravamo sul punto di comprenderci Gildo Claps ha continuato ad essere incomprensibilmente diffidente. Probabilmente, siamo noi stati superficiali nelle comunicazioni. Loro vogliono le nostre scuse e ci chiedono di assumerci le responsabilità antecedente il fatto e dopo il fatto. Che ci sia stata un po’ di confusione, una poco approfondita analisi sul fatto, questo sì, ma pensare che siamo complici per quello che è accaduto, mi sembra ingeneroso».
In una lettera la famiglia
Claps ha minacciato di adire a vie legali contro l’ex vescovo Superbo per «aver
violato il dovere di vigilanza e controllo imposto dal codice canonico.
Violazione che ha prodotto alla famiglia Claps un danno ingiusto risarcibile». La
vertenza poteva rientrare se «si fosse risolta bonariamente».
«Ci siamo imposti dei principi di giustizia. Il mio predecessore monsignor
Superbo ha collaborato sempre per la verità e la giustizia. Per noi la
soluzione bonaria era quella di restare fedeli alla verità, senza risarcimenti
di alcun tipo».
Don Mimì Sabia, il parroco
della Trinità, che ruolo ha avuto nella vicenda?
«Non l’ho conosciuto. Ma da quello che ho compreso è che era una persona dal
temperamento forte, vecchio stampo, come forse erano stati educati i sacerdoti
della sua epoca i quali pensavano di essere custodi della propria comunità. Se
fosse realmente venuto a conoscenza che nel sottotetto della Trinità ci fosse
stato un cadavere appartenente in questo caso ad Elisa, non sarebbe
sopravvissuto neanche un minuto. Non avrebbe retto alla paura. Gli hanno
addebitato accuse improprie».
Nella immediatezza della
scomparsa di Elisa si disse che don Mimì «bloccò» la perquisizione della
polizia, chiudendo il portone della Trinità.
«Ma chi può avere un potere simile? Quale potere aveva don Mimì per impedire
l’apertura della porta della Trinità? È inimmaginabile. E, comunque, è
opportuno che si sappia: per cinque mesi, nel 2007, parte della Trinità è stata
sotto sequestro. La polizia poteva entrare e fare ogni tipo di attività
investigativa».
La mamma di Elisa non ha
più messo piede nella Trinità.
«La libertà di coscienza, non può essere mai negata. Rispetto la sua scelta».
Perché ha detto no alle
riprese dentro la Trinità, per la fiction «Per Elisa»?
«Non potevo farlo per rispetto da parte nostra per il luogo dove è accaduto il
fatto e, soprattutto, per Elisa».
Lo scorso 5 novembre ha
celebrato messa nella Trinità. L’hanno attaccata gridandole contro «assassino,
vigliacco».
«Sono rimasto basito. Molta di quella gente non era di Potenza. Esponenti di
Libera con un megafono, aizzavano la folla. Non è stato dignitoso per loro, in
quanto cattolici. Ho chiamato don Ciotti e lui mi ha chiesto scusa. Anche don
Marcello Cozzi (ex presidente Libera Basilicata) ha chiesto scusa,
privatamente. In quella contestazione fatico a vedere la disponibilità al
dialogo, ma ancora una volta vedo solo rabbia. Perché tutti contro la Chiesa?
Ci sono responsabilità anche di altri».
Perché ha deciso di
riaprire al culto la Trinità?
«Era un momento atteso da tanti fedeli. Ne ho parlato con il Papa concordando
sul fatto di non svolgere riti festosi. Di questa decisione la famiglia Claps
era al corrente. Ad un certo punto, però, tutto è stato ritrattato senza
nemmeno che ne fossi informato».
Don Marcello Cozzi è da
sempre vicino ai Claps e questo crea imbarazzo ai vertici della Curia
potentina.
«Ha voluto assumere il ruolo di mediatore tra la Chiesa e la famiglia. Senza
riuscirci. Forse, una maggiore chiarezza e determinazione da parte sua, avrebbe
contribuito a dissipare equivoci che comunque si sono creati. La mamma di Elisa
mi ha dato del bugiardo perché non l’ho informata della nomina dei due parroci
della Trinità. Don Marcello non è intervenuto per spiegare che tutto ciò non
era possibile».
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