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| FOTO GIANLUCA CIRELLI |
POLICORO (MT) – Avvistamento del granchio blu nel mare antistante Policoro. E’ stato l’assistente ai bagnanti Giovanni Torchio ad inviarci il breve video a corredo del pezzo. Ma non è la prima volta, tuttavia, che viene avvistato il Callinectes sapidus, una specie aliena (perché è originaria dell’oceano Atlantico occidentale e del Golfo del Messico, ndr) invasiva, nello Ionio lucano. La sua presenza è stata già segnalata in passato in particolare nella zona della foce del fiume Agri. La sua presenza, inizialmente nell'alto Adriatico, si è diffusa nel Mediterraneo e, di conseguenza, anche nello Ionio.
Un progetto specifico è stato portato avanti proprio dalla regione Basilicata negli anni scorsi per tentare di trasformare la presenza del granchio blu da pericolo a risorsa.
LA SCHEDA DEI TECNICI DELL’OASI WWF BOSCO PANTANO DI POLICORO
La specie alloctona invasiva Callinectes sapidus Rathbun, 1896 (granchio blu atlantico) è un granchio alloctono di origine atlantico-americana, molto adattabile, mobile e resistente ormai diffuso in molte coste italiane. Estremamente vorace, onnivoro ed aggressivo, svolge il ciclo biologico fra le zone umide d’acqua dolce, i tratti estuariali ed il litorale marino rappresentando un pericoloso driver di perdita di biodiversità sia animale che vegetale in tutti gli ambienti che colonizza. La prima segnalazione della specie lungo le coste italiane risale al 1949 nell’alto Adriatico e negli ultimi anni è stato osservato un incremento marcato delle popolazioni di granchio blu su gran parte del territorio nazionale e, in alcuni siti, sono stati osservati gravi impatti su ecosistemi, biodiversità ed attività economiche (e.g. impianti di molluschicoltura, piccola pesca costiera artigianale professionale).
La Regione Basilicata è stata una delle prime Regioni d’Italia a sperimentare tra il 2018 e il 2022 un progetto di lotta integrata al granchio blu atlantico grazie al PO-FEAMP 2014-2020 che ha finanziato le attività di contrasto e studio della specie ad una partnership mista pubblico-privata guidata dal Comune di Policoro (capofila), Oasi WWF Policoro Herakleia, CEA Bernalda Metaponto e Hydrosynergy Soc. Coop. Questo progetto innovativo ha interessato il territorio costiero compreso tra le foci dei fiumi Agri e Sinni, rientranti in Siti della Rete Natura 2000. Le attività svolte hanno rappresentato un primo studio relativo al contrasto della specie alloctona Callinectes sapidus lungo la costa jonica lucana. Attraverso 4 azioni principali (1- controllo sperimentale di C. sapidus; 2- valutazione preliminare di filiere potenziali; 3-monitoraggio delle biocenosi acquatiche; 4-divulgazione e sensibilizzazione rivolte ad amministrazioni, cittadinanza, pescatori e ristoratori), il progetto ha previsto un approccio sperimentale atto a raccogliere informazioni su tecniche di cattura selettiva e diffusione spazio-temporale della specie target. Parallelamente è stata svolta un’indagine preliminare relativa alla fattibilità di filiere basate sul granchio blu (nei paesi di origine viene infatti pescato a fini commerciali, poiché considerato una prelibatezza, con un’efficacia tale da ridurne sensibilmente le densità), studiando con Università, ASL e Start-Up, il potenziale ruolo della specie nella catena alimentare e nella realizzazione di Biopolimeri. Oggi, grazie alle experties maturate dall’OA WWF Costa ionica lucana, l’idea progettuale è stata candidata nel bando promosso dalla Regione Calabria nell’ambito del Piano di Azione 2.7.1 "Azioni di tutela, conservazione valorizzazione e fruizione del sistema delle aree protette, della Rete Natura 2000 e delle infrastrutture verdi " – LINEA STRATEGICA LS1 .3 "CONSERVARE, RIPRISTINARE E TUTELARE GLI HABITAT E LE SPECIE DELLA RN 2000. Si attende anche la nuova programmazione PO-FEAMPA 2021-2027 della Regione Basilicata per poter estendere l’area di studio ad altre foci lungo la costa metapontina. Sono, infatti, aumentate le segnalazioni da parte di pescatori e diportisti che si ritrovano la specie nelle reti o nei guadini e non sanno come gestirla. Sono state segnalate, inoltre, altre specie simili al granchio blu, ma di origine diversa. E’ importante ricordare che i cambiamenti climatici e le attività antropiche (acque di zavorra delle navi ad esempio) hanno favorito negli anni l’intrusione di specie aliene provenienti dall’Oceano Atlantico e dall’Oceano Indiano. Molte di esse sono considerate IAS (Invasive Alien Species) ovvero specie esotica la cui introduzione e diffusione causa impatti negativi alla biodiversità e ai servizi ecosistemici collegati (cioè, i servizi che gli ecosistemi assicurano all’uomo come l’acqua e l’aria pulite, il legname o l’impollinazione, poiché molte sono terrestri, animali e vegetali). Anche se la definizione di specie esotica invasiva si riferisce solo ai danni ambientali, molte specie invasive causano impatti anche sulla salute umana e sull’economia. Non tutte le specie esotiche sono invasive, cioè dannose, e anzi di norma solo una piccola percentuale delle specie esotiche che arrivano su un dato territorio creano problemi (per esempio delle 12.000 specie esotiche registrate in Europa, il 10-15% è ritenuto invasivo-fonte ISPRA).
Per rendere efficace il controllo di una specie invasiva, è necessario che tale controllo sia continuativo; per tale motivo, la filosofia del progetto “Granchio Blu” è stata quella di gettare le basi conoscitive utili ad innescare un sistema di economia circolare in grado di autosostenersi, generando introiti tramite la creazione di un mercato basato su C. sapidus. Considerato che l’eradicazione totale di una o più specie alloctone già ampiamente diffuse è un obiettivo utopistico che richiederebbe uno sforzo operativo ed economico insostenibile, la finalità delle filiere locali è quella di contenere le popolazioni entro densità che ne limitino gli impatti sugli ecosistemi. In Emilia-Romagna, ad esempio, è in atto una sperimentazione per contrastare la diffusione del Granchio Blu attraverso il miglioramento della presenza e riproduzione del polpo comune (Octopus vulgaris), predatore della specie e importante ricchezza dei nostri mari, oggi minacciato a causa della pesca intensiva e dei cambiamenti climatici. Per quanto riguarda la Basilicata, con il progetto Granchio Blu è stato osservato un incremento della presenza della Spigola (Dicentrarchus labrax, Linnaeus, 1758) altro predatore degli stadi giovanili del Granchio Blu. Allo stesso modo è stato osservato nelle vasche di recupero del CRTM WWF Italia a Policoro come le Tartarughe marine siano un nemico naturale di questo “alieno dei nostri mari”.
IL VIDEO DI GIOVANNI TORCHIO

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