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venerdì 7 ottobre 2022

LA BUFERA GIUDIZIARIA SULLA REGIONE BASILICATA. TUTTE LE ACCUSE DELLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA (DDA) NEI CONFRONTI DEGLI INDAGATI

IL COMUNICATO STAMPA INTEGRALE DIFFUSO DAL PROCURATORE DISTRETTUALE PRESSO IL TRIBUNALE DI POTENZA, FRANCESCO CURCIO 

 


IL PROCURATORE DISTRETTUALE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI POTENZA, FRANCESCO CURCIO (FOTO IL MATTINO DI FOGGIA)

POTENZA. I CARABINIERI DAVANTI AL PALAZZO DELLA REGIONE BASILICATA (FOTO ANSA)

FONTE PROCURA DISTRETTUALE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI POTENZA

In data odierna su disposizione di questa Procura della Repubblica i Carabinieri del Comando Provinciale di Potenza e la Polizia di Stato – Squadra Mobile di Potenza – hanno dato esecuzione:
1. a due misure custodiali emesse dal Gip di Potenza, nei confronti del Consigliere Regionale Francesco Piro, tradotto presso la casa circondariale di Potenza e nei confronti del Sindaco di Lagonegro Maria Di Lascio sottoposta agli AADD (esecuzione da parte dei CC);
2. a due ulteriori misure cautelari coercitive dell’obbligo di dimora nei confronti di Cupparo
Francesco, Assessore della Giunta Regionale della Basilicata (esecuzione da parte della Polizia di Stato – Squadra Mobile di Potenza), Leone Rocco Luigi, già Assessore della medesima Giunta ed ora Consigliere Regionale (esecuzione da parte dei CC del Comando provinciale di Potenza);
3. ad una ulteriore misura cautelare coercitiva, questa volta del divieto di dimora in Potenza, nei confronti di Spera Giuseppe (direttore amministrativo dell’ASP Basilicata dal 9.10.2019 fino al 10.8.2020, di Commissario straordinario dell’AOR San Carlo di Potenza dal 10.8.2020 fino al 17.12.2020 e di direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera S. Carlo di Potenza dal 17.12.2020 ad oggi) che è pure stato raggiunto misura interdittiva all’esercizio di funzioni pubbliche esecuzioni da parte del predetto Comando dei CC);
I delitti contestati vanno dall’induzione indebita, alla corruzione, dalla tentata concussione ad altri reati contro la PA.

Le indagini, che si sono sviluppate lungo un arco di circa due anni, sono state dirette da questo Ufficio, e svolte, in modo coordinato, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato. Il quadro indiziario si desume da intercettazioni, dichiarazioni rese a questo Ufficio, acquisizioni di documentazione.
All’esito delle investigazioni questa Procura, nell’ambito del procedimento che vede numerosi indagati fra privati ed altri pubblici ufficiali ( appartenenti sia all’Amministrazione Regionale della Basilicata che all’Amministrazione Comunale di Lagonegro,) ha formulato richieste cautelari nei confronti dei suddetti cinque indagati in relazioni ai quali, con valutazione condivisa dall’organo giudicante, si riteneva sussistessero, oltre che gravi indizi di colpevolezza, anche le necessarie esigenze cautelari.


Sempre in mattinata odierna si è proceduto, altresì ad effettuare perquisizioni e ad emettere informazione di garanzia, degli indagati:
1. Bardi Vito, Presidente della Giunta Regionale della Basilicata;
2. Fanelli Francesco, già Assessore alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Regione Basilicata, attualmente Assessore alla Salute;
Mastroianni Gianni, Assessore del Comune di Lagonegro con deleghe alle attività produttive, commercio, artigianato, dissesto idrogeologico, forestazione, lavoro e formazione;
4. Merra Donatella, Assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Basilicata;
Ferrara Antonio, Dirigente del settore Amministrativo della Regione Basilicata e Segretario Generale della Giunta Regionale;
Le perquisizioni, locali e di natura informatica, si sono svolte in alcuni domicili, all’interno degli Uffici della Regione Basilicata e presso l’Amministrazione Comunale di Lagonegro.

Ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna e ribadito che le indagini preliminari sono in pieno svolgimento, questo Ufficio ha elevato 23 imputazioni provvisorie che vanno dal delitto d’induzione indebita (riqualificato, in alcuni casi, dal Gip in quello di corruzione), a quelli di concussione tentata, peculato, traffico d’influenze ed abuso in atti di Ufficio (per queste tre imputazioni non si è richiesta, ne è stata disposta alcuna misura cautelare). Le vicende oggetto d’indagine si inquadrano in diversi filoni investigativi, segnatamente :
quello della gestione della sanità lucana da parte degli organi preposti, con particolare riferimento sia alle attività amministrative prodromiche e deliberative inerenti al progetto di costruzione del nuovo Ospedale di Lagonegro (in ordine al quale sono previsti investimenti per circa 70 milioni di euro), che quelle relative alle nomine di personale medico e paramedico presso l’Ospedale San Carlo;
quello relativo alle attività tese al procacciamento di voti in occasione delle elezioni comunali di Lagonegro, nel corso delle quali, secondo il costrutto accusatorio da verificare nel corso dei successivi passaggi processuali, gli indagati, avvalendosi delle loro prerogative pubbliche, ottenevano la promessa di voti o di “pacchetti di voti”, in cambio di atti del loro Ufficio Pubblico (trasferimenti, promozioni, assunzioni, affidamenti di servizi pubblici, vari favoritismi collegati all’insediamento del nuovo ospedale di Lagonegro, ecc);
quello relativo alla gestione, nel primo periodo della pandemia, dei cd kit tampone. In particolare, secondo la ricostruzione accusatoria, esponenti dell’Amministrazione regionale a differenza degli altri comuni cittadini, accedevano a tali controlli, in assenza dei rigidi presupposti all’epoca richiesti dalla normativa.
In tale contesto l’Ordinanza Cautelare – ferma restando la presunzione d’innocenza – ha particolarmente valorizzato, ai fini della valutazione della sussistenza delle esigenze cautelari nei confronti degli indagati raggiunti da misura (oltre al pericolo di reiterazione delle condotte desumibile dalla pluralità di reati contestati ed il pericolo d’inquinamento probatorio) anche le seguenti emergenze investigative:
le plurime dichiarazioni ed intercettazioni riferibili alla posizione di Piro Francesco da cui emergerebbe come lo stesso, non solo avesse relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata, ma, non di rado, per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, ed a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi;
le indagini svolte nel corso della campagna elettorale nazionale tenutasi fino al 25.9.2022, nel corso della quale alcuni degli indagati strumentalizzavano la lora funzione pubblica per effettuare delle ritorsioni contro soggetti che erano ritenuti non disponibili a sostenere il candidato Piro.
In particolare, e fra l’altro: il Sindaco di Lagonegro richiedeva (senza riuscirvi), a funzionari di società che gestiscono le reti di telefonia mobile, di disattivare i ponti radio da loro gestiti, per impedire così il traffico telefonico in determinate zone dell’area geografica sopra indicata dove abitavano i non-sostenitori del Piro affinchè a costoro fosse (di fatto) impedito di usufruire del servizio telefonico mobile ; sempre il medesimo PU si attivava per impedire che altro presunto non sostenitore del Piro accedesse alle condotte idriche a servizio di terreni agricoli, mentre venivano programmate altre ritorsioni contro altri presunti avversari politici o meglio non-sostenitori del predetto candidato; le investigazioni relative ai tentativi di indurre dipendenti regionali nel settore della forestazione, da parte dell’Assessore Regionale al ramo, a sostenere il candidato Piro. Nel corso delle indagini, nel pieno rispetto del diritto di difesa questo Ufficio ha raccolto le dichiarazioni di alcuni indagati. Le stesse, fermo restando il successivo vaglio processuale, allo stato, secondo la valutazione contenuta nell’ordinanza cautelare emessa dal Giudice, non sono state ritenute “credibili”.

Francesco Curcio – Procuratore Distrettuale




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