MA
L’ASSESSORE REGIONALE ALESSANDRO GALELLA “GELA” I MANIFESTANTI:
“STABILIZZAZIONE IMPOSSIBILE SENZA UNA LEGGE AD HOC. SINDACI CON
ASPIRAZIONI POLITICHE STRUMENTALIZZANO LA PROTESTA”. DI SEGUITO IL NOSTRO POST CON LE DICHIARAZIONI DEL
PRIMO CITTADINO DI POLICORO, ENRICO BIANCO, E LA DICHIARAZIONE INTEGRALE
DI GALELLA
POLICORO. COMUNE SOLIDALE CON I LAVORATORI IN LOTTA DEL RMI E DEL TIS MA…
“Il comune di Policoro è solidale con i manifestanti del presidio davanti alla Regione appartenenti alle platee del Reddito minimo di inserimento e dei Tirocini di inclusione formativi”. Lo ha detto al nostro blog il sindaco del centro jonico, enrico Bianco, spiegando che l’ente locale ha assicurato, sinora, un bagno chimico nel luogo della protesta, davanti al palazzo della Giunta regionale, e un pullman per quanti dei lavoratori di Policoro volessero raggiungere domani il capoluogo di Regione per il corteo di protesta Regione-Prefettura. Ma… Ma c’è un ma. Bianco: “Noi siamo solidali e chiediamo, pertanto, un aumento del monte ore a disposizione di questi lavoratori e, quindi, un amento dei loro emolumenti. Questi dipendenti, infatti, percepiscono un sussidio sociale, che, ad oggi è inferiore al Reddito di cittadinanza. Ma per la loro stabilizzazione serve una legge nazionale ad hoc”. Insomma, riconoscimento della grande precarietà di occupazione e di vita di queste persone, che lavorano per la metà delle ore degli assunti “normali”, ma che prendono meno del Reddito di cittadinanza garantito a chi una occupazione non ha e che riceve il sussidio standosene a casa propria. Così, la platea Rmi e Tis non ha diritto a malattia, ferie, pensione. Che fare? Come rispondere ad una battaglia di giustizia di chi dovrebbe vivere, una missione impossibile, con 580 euro al mese?
- FONTE UFFICIO STAMPA GIUNTA REGIONALE
· PLATEA RMI E TIS, INTERVIENE L’ASSESSORE GALELLA
“In politica e nella pubblica
amministrazione ci sono cose che si possono spiegare con un tweet e cose che
invece, per essere comprese, hanno bisogno di essere esaminate in tutta la loro
complessità. Negli ultimi giorni ho letto troppe inesattezze sulla platea dei
1840 RMI e TIS. Per questo motivo occorre assolutamente fare chiarezza in
merito a questo annoso e complesso problema, conseguenza delle tante scelte
scellerate fatte dalle precedenti amministrazioni regionali.
Queste due platee, che nascono in modi e tempi lontani, dovevano offrire a
persone in grave difficoltà economica la possibilità di acquisire una
professionalità utile al reinserimento nel mondo del lavoro. Stranamente,
all’interno di queste platee, oggi si ritrovano giovani nella fascia di età tra
i 30 e i 34 anni e alcuni di loro hanno anche una laurea. Queste persone
svolgono un servizio di pubblica utilità presso i Comuni e per questo servizio
ricevono un ‘sussidio sociale’, che è cosa ben diversa da un contratto di
lavoro. Per tale motivo non possiamo definirli ‘precari’ e purtroppo non
possono godere – in virtù di norme nazionali molto chiare - di tutti i diritti
che sono caratteristici esclusivamente di un contratto di lavoro: mi riferisco
a ferie, malattia, pensione, ecc.
Il ‘sussidio sociale’ che ricevono in cambio dei loro servizi è di almeno 550
euro al mese. Scopro che in alcuni casi, così come dichiarato da alcuni di loro
ai microfoni del TGR di Basilicata, chi percepisce questo ‘sussidio sociale’
svolge ‘lavoretti a nero’. Sul tema credo che vi saranno approfondimenti da
parte delle autorità preposte.
Le regole per far parte di queste platee vennero stabilite dalle precedenti
amministrazioni, e non da quella attuale, con un costo complessivo per le casse
della Regione Basilicata di circa 20 milioni di euro all’anno. Soldi di tutti i
contribuenti lucani.
Il lavoro iniziato circa dieci mesi fa è stato quello di approfondire la
segmentazione di questa enorme platea - molto eterogenea - sulla base di una
mappatura effettuata dall’Arlab con i comuni. Grazie a questo lavoro, mai fatto
prima, oggi abbiamo un quadro chiaro.
Per fare qualche esempio che aiuterà a comprendere la complessità del problema,
si consideri che presso il Comune di Potenza sono ben 134 a svolgere diverse
mansioni, presso il Comune di Matera sono 128 e in quello di Tursi 32.
Le mansioni che svolgono vanno dalla guardiania alle piccole manutenzioni,
giardinaggio, pulizie, ma anche supporto all'interno di vari uffici. Ben 571
unità possiedono un diploma o una qualifica professionale e in 31 hanno una
laurea.
Oggi è quindi evidente a tutti che per una fetta importante di questa platea ci
sono tutte le condizioni per poter entrare nel mondo del lavoro e sottoscrivere
un vero contratto di lavoro.
La seconda fase del progetto immaginato - e già condiviso con sindacati, Anci,
ecc. – è iniziata nel 2023, anno in cui metteremo in campo bandi specifici per
ciascuna professionalità contenuta nella grande platea, in particolare avvisi
pubblici per garantire servizi/misure alle famiglie in condizione di
vulnerabilità socio- economica per il soddisfacimento di bisogni di cura e
promozione sociale e poi daremo incentivi ad aziende e cooperative che
volessero assumere questi lavoratori, supportando il pensionamento di quelli
che hanno un’età idonea.
Di conseguenza, come è già stato chiarito, la volontà è di non lasciare nessuno
indietro. Anzi, di aiutare tutti. E di farlo concretamente, per migliorare le
condizioni sociali ed economiche di ciascuno. Assicureremo a tutti la
continuità nel sussidio sociale di cui già godono, ma con l’impegno di voler
immettere nel mondo del lavoro il maggior numero possibile di persone presenti
nella platea.
Purtroppo, al sindacato USB e ai suoi iscritti l’idea di un contratto di lavoro
non basta. La pretesa unica è di diventare dipendenti comunali o di un
qualsiasi ente pubblico. La colpa di questa pretesa non è certo loro, ma di chi
- per troppi anni - ha promesso a questi percettori di sussidio sociale che
prima o poi sarebbero diventati dipendenti pubblici. Una promessa che ha
generato illusione e quindi delusione.
Non è un caso se al fianco degli scioperanti che sono nel piazzale antistante
la regione – ai quali va la mia vicinanza per i disagi che stanno sopportando -
non ci sono gli altri sindacati nazionali che rappresentano la maggior parte
della platea. Non ci sono perché sanno che la stabilizzazione richiesta è
possibile sono previa disponibilità dei Comuni ad accogliere e pagare questo
personale, previa l’approvazione di una legge da parte del parlamento nazionale
che lo permettesse. Al momento queste due condizioni non ci sono. E sono due
condizioni che non dipendono dalla Regione Basilicata, che anzi è l’unico ente
a trasferire risorse – attraverso il pagamento del ‘sussidio sociale’ – a queste
persone. Non solo, ma la regione Basilicata si sta impegnando nella costruzione
di un percorso che possa dare un lavoro vero a chi compone questa platea.
Capisco che qualche sindaco con ambizioni politiche cerchi di strumentalizzare
la rabbia e le illusioni instillate dalla mala politica in questi decenni, ma
chi si erge a paladino di queste persone poi dice di non avere le risorse per
poterle stabilizzare, paventando uno scenario di assunzione comunale con i
soldi della regione. Uno scenario illegale che violerebbe un elenco infinito di
norme e anche il buon senso comune. Chi genera illusioni poi sarà la prima
vittima della delusione.
Pertanto, in assenza di una norma nazionale ad hoc, che deve approvare il
parlamento nazionale e non certo la Regione Basilicata, la stabilizzazione
presso i Comuni chiesta da chi protesta in Viale Verrastro è semplicemente
impossibile e illegale. Non è possibile e non potrà mai avvenire. Sono sicuro
che il coraggio della verità possa essere apprezzato dai cittadini e anche da
chi sta protestando sotto la pioggia e il freddo”.
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