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UN IMPIANTO DI PRODUZIONEM DI BIOMETANO (FOTO POLICORO GREEN SRL) |
REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DI PRODUZIONE DI BIOMETANO (PRODUZIONE MASSIMA 500 SMC/H) OTTENUTA MEDIANTE UP-GRADING DEL BIOGAS GENERATO DAL TRATTAMENTO DI DIGESTIONE ANAEROBICA DI BIOMASSE DERIVANTI DA SOTTOPRODOTTI AGRICOLI E ZOOTECNICI, DA REALIZZARSI IN POLICORO (MT) ALLA VIA ANCONA
Abbiamo avuto notizia che nella giornata di ieri si è svolta una riunione in Palazzo Civico in cui si è discusso dell’impianto di produzione biometano autorizzato e in corso di realizzazione da parte della nostra società. Sembra che tale momento di confronto non abbia affrontato in modo plausibile e qualificato la nostra iniziativa che è stata programmata in linea con le più aggiornate direttive in materia di sostenibilità ambientale sia a livello comunitario Europeo sia a livello nazionale e regionale. È appena il caso di richiamare come il biometano sia considerato una delle principali alternative sostenibili per ridurre la dipendenza dal gas naturale – e dai combustibili fossili russi - e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e di autosufficienza energetica ed indipendenza previsti dal piano RePowerEu e dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec). Il biometano è dunque al centro dello sviluppo dell’economia circolare e l’impianto Policoro Green costituisce, pertanto, una fonte di energia pulita e rinnovabile. Di contro, abbiamo riscontrato nelle ultime ore un certo fermento e inviti alla contrarietà verso la ns. iniziativa, sulla base di informazioni rilasciate da soggetti che diffondono argomentazioni inappropriate e false sull’impatto dell’iniziativa sul territorio, con il risultato di stimolare sentimenti di diffidenza nella popolazione come se la ns. società avesse programmato una centrale nucleare o un impianto di trattamento dei rifiuti. Invero, il ns. impianto è definito per legge “impianto agricolo per la produzione di biometano”, e prevede la trasformazione in gas metano dei sottoprodotti – e non rifiuti - agricoli e zootecnici di aziende (Arpor, Jonica Juice, oleifici, allevamenti,…) di Policoro e dei comuni limitrofi (Scanzano, Rotondella, …). Dunque, si tratta di un impianto che converte in energia pulita i sottoprodotti del lavoro di operatori del comparto agricolo e zootecnico dell’area. La produzione di biometano si configura come strettamente connessa all’attività agricola e consente di superare al meglio problematiche cogenti sul territorio quali lo smaltimento intensivo dei reflui zootecnici nelle campagne del territorio e di valorizzare i prodotti residuali delle aziende agricole conferiti all’impianto con la produzione di ammendante biologico che, oltre al biometano, costituisce il prodotto in uscita dal processo di trasformazione. La disponibilità di ammendante biologico a km 0 è rilevante e costituisce un’opportunità di riconversione delle pratiche agronomiche mirata all’eliminazione dei fertilizzanti chimici. Peraltro, l’ammendante in uscita dall’impianto di Policoro, in virtù delle caratteristiche delle biomasse in ingresso (prive di rifiuti), è in linea con le direttive di Federbio per l’utilizzo in aziende che praticano l’agricoltura biologica. L’impianto Policoro Green non produce energia elettrica da combustione del biogas ma produce biometano da immettere in rete; in tal senso il volantino distribuito in sala, di cui abbiamo avuto copia, appare completamente fuorviante in quanto l’impianto di Policoro non opera la combustione del biogas. Il biogas, da cui il biometano viene estratto mediante una fase di upgrading, è generato dalla fermentazione delle biomasse in serbatoi sigillati e non ha alcun contatto con l’esterno. Le Policoro Green biomasse liquide in ingresso nell’impianto sono immesse direttamente in vasche chiuse da soletta in cemento e quelle palabili in tramogge dotate di battente di copertura. Pur comprendendo le ansie dei residenti e degli operatori più prossimi al sito di realizzazione, vittime di una cattiva informazione creata ad arte, non possiamo non considerare come l’impianto sia stato ubicato alle distanze di legge (buffer zone) e sottoposto in tal senso al rigido vaglio delle autorità regionali e locali preposte alla tutela degli interessi economici, storici, sociali ed ambientali. L’iniziativa di promuovere la creazione di energia pulita e rinnovabile (biometano) in “filiera corta” richiede il posizionamento dell’impianto a poca distanza dai siti di produzione delle biomasse (che si ribadisce essere costituito da aziende produttive locali) e dalla rete SNAM in cui il biometano sarà immesso (con una tubazione di appena 10 cm di diametro) pronto per il suo utilizzo. Ecco i motivi della scelta del sito di via Ancona, peraltro caratterizzato da una discontinuità significativa con il comprensorio contermine essendo l’impianto previsto su una sorta di altopiano che lo rende praticamente invisibile dalle strade pubbliche, a prescindere dalla ulteriore precauzione di aver previsto i digestori incassati con un’altezza alla gronda di appena 5 metri (inferiore a quella di un edificio rurale a due piani). Il traffico indotto dal trasporto delle biomasse è pari ad una media di 10-12 trasferimenti al giorno, del tutto compatibile con i percorsi disponibili, e con il vantaggio di una posizione dell’impianto a ridosso della strada statale Sinnica, il che consente di ridurre al minimo l’impatto sul traffico locale. Con riferimento all’obiezione circa le esalazioni di cattivo odore, come chiarito anche da Legambiente, tali potenziali criticità sono abbondantemente superate e le moderne e consolidate tecnologie permettono di costruire impianti che funzionano bene e che prevengono ogni problema. L’impatto odorigeno in relazione a tutti gli accorgimenti adottati è quindi minimo, assimilabile ad una normale azienda agricola. Nell’impianto le deiezioni animali sono introdotte in serbatoi sigillati, in cui la mancata comunicazione con l’atmosfera è condizione imprescindibile per la fase di fermentazione e di produzione di biogas. Il controllo delle emissioni odorigene è previsto con rilevazioni periodiche prescritte da ARPA Basilicata, in uno con un protocollo di intervento molto restrittivo in caso di segnalazioni di molestie olfattive da parte dei residenti. Tali controlli, ordinari e straordinari, prevedono l’utilizzo di centraline di rilevazione del potenziale odorigeno di ultima generazione, e la sospensione dell’operatività dell’impianto in caso di persistenza della segnalazione. Il progetto dell’impianto Policoro Green non prevede il trattamento di rifiuti (es. FORSU), né è possibile la sua riconversione in futuro essendo necessaria tutt’altra procedura rispetto a quella esperita per autorizzarne la realizzazione. L’impianto, come è noto, è stato approvato all’unanimità da tutti gli enti qualificati in materia invitati alla conferenza di servizi prevista dalle procedure di legge sovraordinate. In forza dell’Autorizzazione ottenuta, la nostra società sta proferendo il massimo impegno negli investimenti per la realizzazione dell’impianto in partnership con una primaria società del settore per completare l’opera entro metà del prossimo anno secondo le tempistiche vincolanti dettate dal PNRR che, ricordiamo, finanzia per le sue prerogative di sostenibilità ambientale questo tipo di progetti. Restiamo disponibili ad approfondire con l’amministrazione di Policoro e con i cittadini tutte le possibili sinergie per cogliere al meglio le opportunità che l’iniziativa offre al contesto locale.
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