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venerdì 21 marzo 2025

UNA STORIA IRRIPETIBILE. È QUELLA DI PANCRAZIO CHIRUZZI, NATO A BERNALDA (MT) E MORTO A CHIVASSO (TO) TRE GIORNI FA. IL “SOLISTA DEL KALASHNIKOV, MAESTRO DEI RAPINATORI ITALIANI” SI ERA TRASFERITO IN PIEMONTE NEGLI ANNI ’60. SULLA SUA FIGURA UN BLOG, DUE LIBRI E UN UN PODCAST DEL RAPPER J-AX

 

PANCRAZIO CHIRUZZI



FONTE ILGIORNALELAVOCE.IT

PANCRAZIO CHIRUZZI, IL SOLISTA DEL KALASHNIKOV. RITRATTO DI UN CRIMINALE DI UNA VOLTA.

Di ANDREADAVINO

18 MARZO 2025  

Bernalda è un piccolo paese della provincia di Matera che, come tanti altri dello stesso territorio, in diversi periodi del ‘900 ha visto una massiccia emigrazione dei propri cittadini.

Alcuni, come i coniugi Agostino Coppola e Maria Zaza, a cercare fortuna negli USA, altri, come la famiglia Chiruzzi verso le grandi fabbriche di Torino.

Da una parte i geni che daranno vita a un maestro del cinema come Francis Ford Coppola, dall’altra un uomo con una vita da film: Pancrazio Chiruzzi, il Solista del Kalashnikov.

Nato nel 1952, il suo nome finisce per la prima volta nelle cronache dei giornali nel 1973.

Si legge della condanna a quattro anni inflitta a lui e ad altri due compari per alcuni colpi a delle tabaccherie, anche se con la cosiddetta “banda di Moncalieri” aveva iniziato la propria carriera due anni prima tra furti d’auto e la prima rapina in banca.

Da quel momento la sua vita si divide tra brevi periodi in galera e una serie infinita di imprese criminali.

Membro di quelle che fantasiosamente inquirenti e giornalisti chiameranno alternativamente “la banda dei dodici” “la banda del pomeriggio” (perché anche i ladri la mattina dormono) e addirittura “la nazionale dei rapinatori” Chiruzzi non si fa mancare niente.

Stabilita la sua base a Torino, colpisce ovunque. Le sue tracce portano la polizia su e giù per lo stivale tra assalti a banche ed uffici postali, treni e furgoni blindati. Si muove tra Piemonte, in Lombardia, in Liguria, in Veneto, nelle Marche e quando in Italia l’aria si fa troppo pericolosa sposta le sue “attività” all’estero.

Celebri in tal senso una tentata rapina alla Banca Centrale Inglese di Bruxelles e svariati colpi in Germania, Francia, Austria e Svizzera. In quest’ultimo paese si porterà via il corrispondente di 5 miliardi di lire da una filiale della UBS di Reinach, nel 1987, riuscendo per altro a farla franca per un vizio di forma nel successivo processo.

Mai legatosi a “batterie” fisse (nonostante più di una volta sia stato accostato, senza riscontri, ai catanesi del clan Miano e ai neofascisti di Tuti) Chiruzzi è noto per l’accurata selezione dei suoi complici e per l’intelligenza dei suoi investimenti.

Guadagna il primo miliardo di lire ad appena 22 anni e quando lo prendono l’ultima volta gli vengono confiscati beni per otto milioni di euro. Tra questi undici appartamenti a Torino e provincia, un’enoteca in corso Palermo e altri quattro negozi.

Viene arrestato undici volte e passa 36 anni in prigione, riuscendo ad evadere per due volte. Dietro le sbarre alterna episodi clamorosi (come quando, nel 1980, viene trovato in possesso di una saponetta con all’interno dell’esplosivo) ad attività di volontariato. Notato dalla stampa, durante un permesso premio, a dare una mano agli alluvionati di Asti nel novembre 1994, diviene famoso per la sua collaborazione con l’associazione Prometeo, che, all’interno del carcere delle Vallette si occupa dei malati di AIDS: per il suo impegno verrà addirittura intervistato durante una puntata di Domenica In.

Vanto della sua “carriera” è quello di aver maneggiato molte armi (il suo soprannome se lo guadagna quando viene beccato davanti a una ditta di corso Unione Sovietica che sta distribuendo le tredicesime armato di un Kalashnikov, di una Beretta calibro 9 e di uno spray narcotizzante) senza però aver mai sparato un colpo.

O forse no.

Nel 2004, dopo 19 anni di processo e 9 tra sentenze e annullamenti, viene condannato a 15 anni per l’omicidio del presidente dell’Usl di Saluzzo, Amedeo Damiano. Il medico viene colpito sotto casa il 24 marzo 1987. I malviventi sono due e lo colpiscono alle gambe con sette colpi di pistola.

Probabilmente lo devono “solo” gambizzare, ma una delle pallottole gli lede la colonna vertebrale: morirà tre mesi dopo. Le rivelazioni di alcuni pentiti (in un’udienza verrà sentito anche Angelo Izzo, come sempre prontissimo a testimoniare in ogni occasione possibile) indicheranno come esecutori materiali due criminali comuni. Questi sarebbero stati ingaggiati da mandati rimasti per sempre sconosciuti e Chiruzzi sarebbe stato il tramite.

Dichiaratosi sempre innocente, finisce di scontare la sua pena nel 2012. Saltato il progetto di un film a lui ispirato che sarebbe dovuto uscire nel 2014, affida le sue memorie ad un blog e a un libro del 2019 scritto in collaborazione con Rosella Simone dal titolo “Io sono un bandito”. Lo stesso viene presentato anche al Salone del libro di Torino, tra le proteste dei familiari di Damiano.

A Chiruzzi viene dedicata anche una monografia (uscita nel 2023) da parte dello scrittore materano Donato Montesano, dal titolo “Chi ha polvere spara”. La storia vera di uno degli ultimi rapinatori con ancora addosso, forse, quella (probabilmente ingiustificata) patina di romanticismo di un tempo che non esiste più.

Di chi ruba, rapina, scappa, viene messo dentro. Senza spargere sangue.

Forse.

Questa la storia di Pancrazio Chiruzzi, morto oggi all'età di 72 anni.

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