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giovedì 21 maggio 2020

COVID-19. SE 8 GIORNI PER UN TAMPONE VI SEMBRAN POCHI...


TANTI CE NE SONO VOLUTI PER UNA PAZIENTE DA METTERE IN ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA (ADI) DOPO LA DIMISSIONE OSPEDALIERA PER UN INTERVENTO CHIRURGICO PER NEOPLASIA. PER 7 GIORNI, PRATICAMENTE, L'ASSISTITA E' STATA ACCUDITA SOLO DALLA FAMIGLIA. UNA NUOVA DISPOSIZONE, INFATTI, OBBLIGA, GIUSTAMENTE, L'ESECUZIONE DEL TAMPONE PER IL CORONAVIRUS A TUTTI COLORO DA ASSISTERE IN ADI. MA NON SI POSSONO ASPETTARE 8 LUNGHI GIORNI. IL DG DELLA ASM, ANNESE: “ORA, PERO', LA SITUAZIONE MIGLIORERA'”

POLICORO – Non è possibile aspettare 8 lunghi giorni per avere esecuzione e risultato del tampone per il Coronavirus. Passi per chi è un quarantena dopo essere rientrato da fuori regione ma non è possibile che ad attendere per tanto tempo nella sanità di Basilicata sia una paziente dimessa da un importante ospedale dopo un intervento per una neoplasia. Paziente da inserire negli elenchi di quelli in Assistenza domiciliare integrata (Adi) per gli aspetti medici, infermieristici, riabilitativi e di logopedia. Una disposizione di alcuni giorni fa del direttore generale della Asm, Gaetano Annese, infatti, prevede che tutti i pazienti da curare in Adi siano sottoposti a tampone preventivo per il Covid-19. Una decisione, se vogliamo, giusta, tesa a salvaguardare i pazienti stessi e tutti gli operatori che quotidianamente seguono una decina di questi assistiti fragili ed i loro medici di medicina generale. Ma si può aspettare dal 13 maggio, giorno della richiesta del prelievo, sino al successivo giorno 19 per la sua esecuzione ed avere ieri sera il risultato, per fortuna negativo? Praticamente l'Assistenza domiciliare è partita oggi, 8 giorni dopo la dimissione ospedaliera. No. Non è possibile. Il paziente, infatti, sino all'esito del test, che potrebbe dare un risultato anche positivo, non può essere visitato dal suo medico, né può avere le cure degli infermieri, né quelle dei terapisti della riabilitazione. Per quanto attiene al logopedista, poi, nessun problema dato che questo servizio a domicilio nella nostra Azienda sanitaria non esiste. Insomma per otto lunghi giorni un paziente critico dimesso da un ospedale con necessità di controlli clinici ravvicinati, medicazioni alla ferita chirurgica, di terapie iniettive, di riabilitazione, è stato completamente abbandonato a se stesso ed alla famiglia. NON È POSSIBILE. NON È GIUSTO, NON È UMANO. NON È LECITO. Alla disposizione di esame obbligatorio per i pazienti da inserire in Adi ne occorre un'altra che assicuri a questi assistiti poche ore dalla richiesta del loro medico di medicina generale al risultato. Come accade da ieri nell'area osservazionale dell'ospedale Giovanni Paolo II. OCCORRE UNA CORSIA PREFERENZIALE PER I TAMPONI AI PAZIENTI ADI. Ma perchè tanti ritardi nel prelievo e nell'ottenere il risultato? Abbiamo indagato ed abbiamo scoperto che si tratta, a volte, di mancanza di reagenti, per cui l'attività rallenta. Risulta che i frigoriferi dei laboratori della Asm siano pieni di tamponi da esaminare. E nella zona del Metapontino, da San Giorgio lucano a Pisticci ed oltre, il massimo di prelievi possibili al giorno è di cento. Da qui i ritardi. Ma ecco sulla situazione lo stesso Annese: “Sta aumentando il numero di campioni che esaminiamo al giorno. Sono arrivate nuove apparecchiature già collaudate. Mancava una certificazione che è arrivata. Siamo passati, perciò, da 250 a 350. I ritardi che si sono verificati nei giorni scorsi dovrebbero essere superati”.

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