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lunedì 4 marzo 2024

CRONACA GIUDIZIARIA. CONDANNATO L’EX SENATORE SAVERIO DE BONIS, DI IRSINA, PER DIFFAZIONE NEI CONFRONTI DELL’IMPRENDITORE CEREALICOLO FRANCESCO CASILLO

IL TRIBUNALE DI MATERA HA INFLITTO ALL’ESPONENTE DI FORZA ITALIA 8 MESI DI RECLUSIONE PER UN POST SU FACEBOOK DEL 2021 SULLA IMPORTAZIONE DI GRANO CONTAMINATO


IL SEN. SAVERIO DE BONIS, AL CENTRO, INTERVISTATO (FONTE: PROFILO FACEBOOK SAVERIO DE BONIS)

FONTE LAGAZZETTADELMEZZOGIORNO.IT

LA SENTENZA. BARI, CONDANNATO EX SENATORE DE BONIS: DIFFAMÒ CASILLO E IL SUO GRANO

IL TRIBUNALE DI MATERA HA INFLITTO 8 MESI DI RECLUSIONE PER UN POST SU FACEBOOK DEL 2021 SU CEREALI CONTAMINATI IMPORTATI DALL’ESTERO

ISABELLA MASELLI

04 MARZO 2024

BARI - Il Tribunale di Matera ha condannato per il reato di diffamazione aggravata alla pena di 8 mesi di reclusione e al risarcimento danni, quantificato in 15mila euro, l’ex senatore grillino Saverio De Bonis, materano di Irsina, poi passato nel gruppo misto e infine in Forza Italia, componente della Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato da giugno 2018 a ottobre 2022 e tuttora presidente della associazione «Grano Salus».

Vittima della «morbosa, pervicace e duratura campagna “disinformativa” realizzata dall’imputato» sulla importazione di grano contaminato (che contaminato non era) l’imprenditore pugliese Francesco Casillo, legale rappresentante dell’omonimo gruppo di Corato (Bari) leader nell’acquisto, trasformazione e commercializzazione del grano duro e, la società «Molino Casillo», nella produzione della semola e nella sua commercializzazione a livello industriale.

La difesa di Casillo, l’avvocato Andrea Di Comite, ha sostenuto dinanzi ai giudici lucani, che hanno condiviso la sua tesi, che «l’importazione del grano duro da parte delle industrie molitorie italiane» sia stata negli ultimi anni «al centro di una campagna diffamatoria e denigratoria che ha avuto ampio rilievo su tutti i mezzi di informazione, dalla carta stampata ai social network, con la reiterata e indiscriminata diffusione di notizie pacificamente false» che ha «ingenerato allarme nell’opinione pubblica, paventando rischi per la salute tanto infondati» quanto dannosi «per la reputazione degli operatori». E così De Bonis, nel tentativo di screditare le società del gruppo Casillo, il 16 agosto 2021 pubblicò sul suo profilo facebook un articolo di giornale del 2006 su grano estero contaminato importato dalla società di Casillo (strumento della diffamazione che è costata a De Bonis la condanna). Quella vecchia vicenda, però, si era conclusa anni prima, nel 2014, con l’assoluzione piena di Casillo, dopo aver accertato l’infondatezza della ipotesi che quel grano acquistato dal Canada fosse contaminato da ocratossina. E non è credibile, secondo la difesa e secondo i giudici, che De Bonis ben 17 anni dopo, non fosse a conoscenza della assoluzione di Casillo.

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