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sabato 18 luglio 2020

MAFIA IN BASILICATA. LA MAPPA DEI CLAN LUCANI

LA MAPPA DEI CLAN LUCANI SECONDO LA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
L'ATTIVITÀ SVOLTA ED I RISULTATI CONSEGUITI DALLA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA NELLA RELAZIONE SEMESTRALE (LUGLIO-DICEMBRE 2019) DEL MINISTRO DELL'INTERNO AL PARLAMENTO. RIPORTIAMO INTEGRALMENTE LE PAGINE DEL TESTO, DALLA 372 ALLA 385, RELATIVE ALL'“ANALISI DEL FENOMENO LUCANO E DEI PROFILI EVOLUTIVI” COME ELABORATI DALLA DIA PIU' “LA PRESENZA CRIMINALE IN PROVINCIA DI POTENZA E DI MATERA”. IN QUEST'ULTIMA “FOCUS” SULL'OPERAZIONE “CENTOUNO”, IN CUI E' COMPRESO L'ATTENTATO CON UNA BOMBA CARTA CONTRO L'ABITAZIONE DEL SOTTOSCRITTO, E SULLO SCIOGLIMENTO PER INFILTRAZIONI MAFIOSE DEL COMUNE DI SCANZANO JONICO 


    ATTIVITÀ SVOLTA E RISULTATI CONSEGUITI DALLA
DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA
RELAZIONE DEL MINISTRO DELL’INTERNO AL  PARLAMENTO
LUGLIO - DICEMBRE 2019
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ANALISI DEL FENOMENO LUCANO E PROFILI EVOLUTIVI

Come rilevato dal Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Potenza in occasione della inaugurazione dell’anno giudiziario 2020 (Potenza, 1 febbraio 2020), la Basilicata è caratterizzata “da una presenza di organizzazioni criminali dedite alle più svariate tipologie di delitti (dai furti alle truffe, fino al traffico anche internazionale di sostanze stupefacenti, in collegamento con importanti organizzazioni criminali pugliesi, campane e calabresi) ma anche da strutturate organizzazioni di tipo mafioso operanti sia nel circondario di Potenza che in quello di Matera”. Infatti, continua il Procuratore “nessuna zona del Distretto è immune dalle associazioni criminali di tipo mafioso: nel potentino operano gruppi storicamente insediati tra il capoluogo ed i comuni limitrofi, nell’agro Vulture-Melfese operano sodalizi impegnati fino a pochi anni addietro in sanguinose guerre di mafia, nel lagonegrese, gruppi legati alla camorra campana, alla ‘ndrangheta calabrese (specialmente cosentina), alle mafie pugliesi”. Al riguardo appare significativo il dato statistico riportato nella Relazione circa l’andamento nella Regione delle diverse tipologie di reato, che vede i delitti di associazione di tipo mafioso in crescita1089.
Gli esiti info-investigativi confermano, quindi, il radicamento in entrambe le province lucane di sodalizi prevalentemente di tipo clanico e a connotazione familistica, in un equilibrio tutto sommato stabile, tenuto conto della frammentarietà delle organizzazioni e dell’assenza di un vertice condiviso.
Tale scenario, peraltro, è complicato dalla presenza e cointeressenza nel territorio di gruppi criminali di diversa provenienza geografica (sia extra-regionale, che straniera1090), da parte dei quali non si escludono perfino forme di coinvolgimento in condotte delittuose propedeutiche alla realizzazione delle attività estorsive. Il maggior apporto nel locale panorama criminale si manifesta, peraltro, nel narcotraffico, poiché le cosche calabresi, la camorra e la mafia pugliese (foggiana, andriese, barese e tarantina1091) continuano a rappresentare per gli storici gruppi criminali locali i maggiori mercati di riferimento per l’approvvigionamento degli stupefacenti da destinare al successivo spaccio nella Regione. Tuttavia, essendo chiaro l’interesse ad alimentare la ormai florida piazza

1089 Insieme agli omicidi volontari, ai reati fallimentari e informatici.
1090 Indicativi al riguardo gli esiti delle attività investigative condotte in provincia di Matera, tra fine novembre e inizio dicembre 2019 (meglio descritte nel paragrafo dedicato a quella provincia), che hanno ricostruito un canale di approvvigionamento direttamente presso narcotrafficanti albanesi, 2 dei quali tratti in arresto a Bernalda (MT) il 6 e il 10 dicembre 2019 in esecuzione di provvedimenti di fermo di indiziati di delitto.
1091 Ai quali, in linea di massima, sono riconducibili anche le attività predatorie più complesse e “specialistiche” perpetrate sul territorio lucano (p.es.: assalti a furgoni portavalori e/o di trasporto tabacchi).



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lucana1092 con l’immissione della droga da più fronti, tali associazioni sfruttano anche l’ambizione delle “giovani leve” criminali, che proprio in tale ambito hanno la possibilità di crescere e ritagliarsi spazi di operatività.
Nel semestre in esame singolari riscontri investigativi hanno consentito di ricostruire un’attività di produzione di sostanze stupefacenti, direttamente nel territorio potentino, da parte di soggetti appartenenti ad un importante locale calabrese. Il 14 ottobre 2019, a Venosa (PZ), i Carabinieri hanno arrestato, in flagranza di reato, un calabrese e due cittadini di origine marocchina, tutti domiciliati a Polistena (RC), sorpresi all’interno di un capannone ubicato su un appezzamento agricolo in località “Mattinelle-Santa Lucia”, intenti nelle fasi di lavorazione e confezionamento di un ingente quantitativo di marijuana. La successiva perquisizione del fabbricato ha consentito di rinvenire e sequestrare, oltre alle attrezzature meccaniche ed alle macchine per la lavorazione dello stupefacente, circa complessivi 118 kg. di marijuana, mentre, sui terreni in prossimità della citata struttura,
sono state individuate sette serre, con 11.000 piante di cannabis indica. Le ulteriori indagini hanno portato, il 15 ottobre 2019, al fermo di indiziato di delitto di altri due soggetti di origine reggina, ritenuti responsabili dell’illecita coltivazione, individuati a bordo di un autobus di linea a Ripacandida (PZ), nel tentativo di darsi alla fuga. L’anomala presenza dei predetti, risultati contigui al locale di Cinquenfrondi (RC), confermerebbe un collegamento diretto tra la criminalità calabrese e quella autoctona per l’adozione di una politica comune nello specifico ambito criminale.
Un’altra interessante inchiesta, per le relative implicazioni ultraregionali, è scaturita dalle investigazioni conseguenti ad un ingente sequestro di hashish operato a Lavello (PZ), il 22 febbraio 2018, a carico di tre soggetti, un marocchino e due soggetti originari della cittadina lucana. Questi, sottoposti a controllo mentre rientravano da Trento, erano stati trovati in possesso di quasi una tonnellata di hashish, occultato tra il carico di pellets da stufa nell’autocarro su cui viaggiavano. Le ulteriori indagini hanno portato la Guardia di finanza di Trento, nell’ambito dell’operazione denominata “Carthago”, all’esecuzione, il 18 settembre 2019, di una misura cautelare1093 nei confronti di sette soggetti, tra cui elementi della malavita cerignolana e della camorra di Torre Annunziata (NA), nonché diversi soggetti di origine marocchina, ritenuti responsabili di aver importato ingenti quantitativi di hashish e cocaina dal Marocco, dalla Spagna e dall’Olanda, da destinare alle piazze di spaccio campane, pugliesi e lucane. L’inchiesta, come risulta dai reati rubricati nel provvedimento cautelare, aveva individuato i luoghi di

1092 Considerato il trend di crescita esponenziale rilevato nell’ultimo periodo.
1093 OCCC n. 2176/16 RGNR-1874/19 RGGIP, emessa dal Gip del Tribunale di Trento. Tra gli indagati figura anche un soggetto originario di Potenza.




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costituzione, programmazione criminosa e gestione operativa della consorteria in provincia di Trento, Foggia e Potenza (ove peraltro erano ubicate le abitazioni nelle quali, nel corso delle indagini, i sodali hanno stoccato le varie partite di stupefacente
ed il denaro necessario al traffico)”.
In Basilicata continuano anche i consistenti sequestri di T.L.E. di contrabbando e di merci con marchi contraffatti, di diversa provenienza e destinazione extraregionale1094.
In via generale è, comunque, confermata una predilezione dei sodalizi per le attività di riciclaggio e reinvestimento dei patrimoni illeciti. In particolare, nella fascia costiera del materano, si evidenzia una tendenza al controllo monopolistico delle attività imprenditoriali anche attraverso sistematiche e pressanti attività d’intimidazione.
Il fenomeno, messo emblematicamente in evidenza dagli esiti delle inchieste “Vladimir” (settembre 2018) e “Centouno” (febbraio 2019), continua a trovare un prepotente riscontro nei danneggiamenti, incendi e negli atti intimidatori e di minaccia posti in essere, anche nel semestre in esame, ai danni dei titolari di attività imprenditoriali e commerciali, di aziende agricole e, in molti casi, anche di rappresentanti delle Istituzioni e degli Enti pubblici locali. A tali forme di pressione criminale si associano, inoltre, i frequenti furti di strumenti e macchinari da lavoro, di mezzi agricoli o per movimento terra, di macchine industriali (escavatori, autocarri, ecc.), cui fanno seguito le consuete richieste estorsive (cd. “cavallo di ritorno”). Inoltre, di recente, si stanno diffondendo, in connessione con la particolare vocazione agricola della Regione, i furti di gasolio agricolo. Come già rilevato per altre realtà criminali, tali fenomeni delinquenziali costituiscono per le mafie le porte d’accesso per infiltrare interi comparti economici, indebolendo l’imprenditoria che opera legalmente, sottraendole mercato e mettendo in definitiva a rischio la stessa qualità dei prodotti e dei servizi. I settori più aggrediti in Basilicata sono l’agroalimentare, le attività commerciali, l’edilizia, gli appalti per le opere pubbliche o private (come nel caso
dei cantieri per impianti estrattivi ed eolici), il ciclo dei rifiuti, l’indotto del turismo, tutti settori dell’economia regionale in fase di espansione.
In particolare, gli interessi delle organizzazioni mafiose verso il comparto agroalimentare hanno trovato un significativo riscontro nell’operazione “Guerra della paglia” (meglio descritta nel paragrafo dedicato alla provin-

1094 Il 23 ottobre 2019, a Nemoli (PZ), la Guardia di finanza ha tratto in arresto, in flagranza di reato, un giovane siciliano nella cui auto, fermata per un controllo lungo l’A/2 in direzione Sud, sono stati rinvenuti e sequestrati kg. 129 circa di T.L.E., costituiti da 643 stecche, prive del contrassegno di Stato; il 29 ottobre 2019, a Bernalda (MT) è stato tratto in arresto, in flagranza di reato, un soggetto nella cui auto, fermata per un controllo di polizia lungo la SS 106 Jonica in direzione di Taranto, sono stati rinvenuti e sequestrati oltre 5.000 pacchetti di t.l.e. Di varie marche, privi del contrassegno di Stato, pari a circa kg. 110; il 16 dicembre 2019, a Montalbano Jonico (MT), due napoletani sono stati denunciati poiché nell’auto sulla quale viaggiavano sono stati rinvenute e sequestrate 83 confezioni di profumo con marchi contraffatti.




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cia di Potenza), nell’ambito della quale sono state ricostruite le condotte criminali messe in atto da due fratelli pregiudicati, esponenti del gruppo DELLI GATTI, nei confronti di altri imprenditori titolari di aziende agricole e zootecniche nelle campagne di Melfi. I reati contestati (estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza e lesioni personali aggravate) erano finalizzati ad acquisire il monopolio della raccolta, imballaggio e commercializzazione della paglia, avendo gli indagati stretto accordi per la fornitura della paglia utilizzata nella produzione di energia elettrica con un’azienda operante nel settore delle biomasse, già attiva in provincia di Foggia.
Altri elementi di valutazione circa le presenze di criminalità organizzata nella Regione possono essere estrapolati dalla lettura dei dati, riferiti alla Basilicata, resi noti dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Allo stato attuale, sono in corso le procedure per la gestione di 21 immobili confiscati, mentre altri 11 sono già stati destinati. Risultano, inoltre, già destinate 3 aziende1095. Alberghi, pensioni, attività operanti nelle costruzioni, terreni agricoli, appartamenti, fabbricati industriali, negozi, sono solo alcune tra le tipologie di beni sottratti alle mafie, concentrati in misura prevalente nella provincia di Potenza.
Rispetto al quadro delineato, risultano significative anche le interdittive antimafia emesse dal Prefetto di Potenza nei confronti di imprese operanti, in particolare, nei settori dell’edilizia, dell’agroalimentare, dei servizi, del commercio, delle infrastrutture e del turismo, in diversi casi risultate a rischio di infiltrazioni mafiose oltre che per i collegamenti con le cosche locali, anche con ambienti della criminalità organizzata campana e calabrese.
Come sopra delineato, nel semestre in esame, seppure in ambiti criminali diversi, le attività di contrasto hanno posto in evidenza segnali di presenza nella Regione di tutte le organizzazioni mafiose italiane, compresa Cosa nostra. Infatti, l’8 ottobre 2019, la DIA di Caltanissetta ha dato esecuzione a un decreto di sequestro1096 di due terreni con impianti eolici ubicati in provincia di Potenza, rientranti nel patrimonio di un soggetto contiguo al clan RINZIVILLO di Gela, articolazione nissena di Cosa nostra. Lo spessore criminale del pregiudicato era emerso nell’ambito dell’operazione “Extra fines-Druso” che, nell’ottobre 2017, ne aveva determinato l’arresto per l’attività estorsiva, aggravata dal metodo mafioso, posta in essere a danno di imprenditori del settore ortofrutticolo operanti nei mercati generali di Roma. I successivi accertamenti effettuati sul patrimonio riconducile al pregiudicato hanno messo in evidenza “l’anomalo” incremento finanziario ed immobiliare rispetto alla posizione reddituale dichiarata.

1095 Dati aggiornati al 3 aprile 2020.
1096 Decreto n. 5/19 RS del 25 settembre 2019, emesso dal Tribunale di Caltanissetta.




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Per quanto attiene più specificatamente a forme di infiltrazione nella pubblica amministrazione1097, particolarmente significativo è lo scioglimento del Consiglio comunale di Scanzano Jonico, i cui presupposti sono meglio descritti nel paragrafo dedicato alla provincia di Matera. Inoltre, il 19 agosto 2019, si è insediata presso il Comune di Melfi la Commissione d’accesso nominata dal Prefetto di Potenza per verificare la sussistenza di collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata o di forme di condizionamento di amministratori e/o dipendenti dell’Ente.
Nell’ambito, poi, di un’indagine condotta tra i comuni di Venosa (PZ) e Melfi (PZ), il 13 novembre 2019, i Carabinieri hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare1098 nei confronti di diciassette dei cinquanta indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di corruzione, turbata libertà degli incanti e falsità materiale ed ideologica. L’indagine, avviata nel marzo 2018, ha documentato le condotte illecite di alcuni dipendenti del comune di Venosa (PZ) e della Regione Basilicata con sede a Melfi (PZ), che al fine vedere concluse con esito positivo pratiche edilizie, obbligavano i relativi committenti ad affidarsi a tecnici da loro prescelti nonché a sottostare ad indebite dazioni di denaro o utilità. Nel corso dell’attività investigativa è, altresì, emerso che gli indagati, abusando del proprio “status” e delle rispettive funzioni, avevano anche stilato e pubblicato, in almeno tre circostanze, bandi di gara per concessioni ed appalti pubblici, pilotandone l’assegnazione in funzione di propri interessi personali e privatistici verso società ed imprenditori vicini a quell’amministrazione.

1097 Il 6 dicembre 2019, a Rionero in Vulture, nell’ambito dell’operazione “Grido dell’Ade”, la Polizia di Stato ha indagato 7 persone (alcune sottoposte a misura cautelare), tra cui dipendenti comunali e imprenditori, ritenuti responsabili, a vario titolo, di turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione, concussione, peculato, abuso d’ufficio, falsità materiale ed ideologica, per fatti inerenti la gestione del cimitero comunale.
1098 OCC n. 869/2018 RGNR - 870/2018 RG GIP emessa dal Gip presso il Tribunale di Potenza il 4 novembre 2019.




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CONTIENE DUE GRAFICI, UNO SU "BASILICATA. SOGGETTI DENUNCIATI/ARRESTATI. 2015/2019", L'ALTRO SU "BASILICATA. REATI DENUNCIATI. 2015/2019" CHE NON SIAMO RIUSCITI A RIPRODURRE PER MOTIVI TECNICI. PER GLI INTERESSATI SI RIMANDA ALLA RELAZIONE SEMESTRALE INTEGRALE, SECONDO SEMESTRE 2019, PUBBLICATA SUL SITO DELLA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA




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D. PRESENZA CRIMINALE IN BASILICATA1099
- PROVINCIA DI POTENZA

Nella città di Potenza permane l’operatività del clan MARTORANO-STEFANUTTI, storicamente capeggiato dall’elemento apicale della famiglia MARTORANO, scarcerato per fine pena il 27 giugno 2019, al quale peraltro contende una posizione paritaria l’esponente di vertice del clan STEFANUTTI, avendo assunto anche quest’ultimo
un ruolo di direzione del sodalizio e delle connesse attività illecite esercitate sul territorio1100. L’esponente del predetto clan è stato, peraltro, tratto in arresto il 20 novembre 2019 a Potenza per l’esecuzione di un ordine di carcerazione1101, dovendo espiare la pena di un anno e dieci mesi di reclusione, in conseguenza della sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Potenza il 19 novembre 2019, per i reati di lesioni e minaccia, aggravati dal metodo mafioso, commessi a Potenza il 4 gennaio 2003.
Il clan RIVIEZZI, nonostante la parziale disarticolazione subita a seguito dell’inchiesta “Impero 2017” (conclusa nel 2018), continua ad operare nella zona di Pignola e Potenza e, rinvigorito anche dalla scarcerazione del figlio del capoclan1102, si ritiene abbia assunto un ruolo centrale nelle dinamiche criminali potentine, confermando
un’innata capacità di proselitismo e reclutamento.
Nell’area del Vulture-Melfese (comprendente i comuni di Rionero in Vulture, Melfi e Rapolla), lo scenario criminale appare frammentario e caratterizzato dalla presenza, accanto alle storiche formazioni criminali1103 (rappresentate, allo stato attuale, per lo più dagli eredi dei rispettivi elementi apicali), di nuovi gruppi protesi ad affermarsi sul territorio e ad acquisire maggiore autonomia operativa. In tale contesto sembra che, dopo anni di



1099 Di seguito la raffigurazione grafica delle principali componenti malavitose lucane, il cui posizionamento su mappa, derivante dall’analisi delle recenti attività di indagine, è meramente indicativo.
1100 La cui ascesa consegue all’omicidio di un altro esponente di rilievo del clan, commesso il 29 aprile 2013 per contrasti insorti nella gestione del settore del gioco d’azzardo e delle scommesse on-line, così come confermato, tra l’altro, dalle propalazioni del testimone di giustizia, figlio dello stesso boss. Le dichiarazioni del pentito avevano anche ulteriormente avvalorato le risultanze investigative dell’inchiesta “’Ndrangames”, eseguita il 23 marzo 2017, le cui conseguenti indagini hanno documentato, tra l’altro, i rapporti intessuti dal clan MARTORANOSTEFANUTTI con i GRANDE ARACRI di Cutro (KR).
1101 SIEP n. 45/2019 emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Potenza - Ufficio esecuzioni penali.
1102 In particolare il 3 maggio 2019 è stato scarcerato il figlio del capoclan a seguito della sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato, con rinvio a nuovo giudizio, l’ordinanza di rigetto emessa dal Tribunale del Riesame di Potenza su ricorso del detenuto.
1103 Clan DI MURO e CASSOTTA, protagonisti di una storica conflittualità che, peraltro, nei periodi più recenti non ha fatto registrare nuovi scontri, verosimilmente in ragione della minore operatività di entrambi i sodalizi, dovuta tra l’altro al loro progressivo indebolimento, anche grazie ad un’efficace azione di contrasto sviluppata a seguito delle collaborazioni di pentiti.




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LA MAPPA DEI CLAN LUCANI SECONDO LA DIREZIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA




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sanguinosa faida, vadano consolidandosi i rapporti di collaborazione tra qualche elemento dei clan CASSOTTA e DI MURO-DELLI GATTI, al fine di gestire congiuntamente alcune attività illecite, tra le quali quelle connesse al traffico di stupefacenti. Intanto, il capoclan dei DI MURO è stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale per 3 anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
Nell’area di influenza del clan, il 2 luglio 2019, a Melfi, è stata conclusa l’inchiesta “Regimental”1104, nell’ambito della quale sono stati accertati diversi episodi di usura di cui sono risultati vittime, tra gli altri, medici specialisti, un imprenditore edile ed
un operaio, che si sarebbero rivolti ai citati usurari per ottenere soldi in prestito al tasso del 50-60% annuo. Dagli esiti investigativi sarebbe emersa anche la disponibilità di armi (probabilmente “messe a riposo” terminata la guerra tra i clan CASSOTTA e DELLI GATTI), nonché la “vicinanza” di alcuni degli arrestati al clan DI MURO.
Con riferimento al gruppo DELLI GATTI, come sopra accennato, alcuni aspetti di rilievo sono emersi nell’ambito dell’operazione “Guerra della paglia”1105, condotta il 3 settembre 2019 dai Carabinieri, che ha portato all’arresto dei due fratelli a capo del gruppo, ritenuti responsabili, tra l’altro, di estorsione aggravata dal metodo mafioso
finalizzata ad alterare la raccolta, l’imballaggio e la commercializzazione della paglia, al fine di acquisirne il monopolio.
In particolare, gli arrestati, entrati in concorrenza con i titolari di un’altra azienda agricola e zootecnica specializzata nella raccolta e vendita della paglia, si sarebbero resi responsabili, in concorso tra loro, dei reati di estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza e lesioni personali aggravate. L’inchiesta avrebbe documentato come gli indagati avessero stretto accordi commerciali con una società operante in provincia di Foggia, attiva nel settore delle biomasse, cui far confluire la paglia da utilizzare per la produzione di energia elettrica.
A tale scopo, i componenti del gruppo, avvalendosi della capacità di intimidazione e della forza di assoggettamento derivante dalla fama criminale della famiglia di appartenenza nel territorio di Melfi, avevano minacciato gli agricoltori locali per costringerli ad affidare loro, per la stagione 2019, l’attività di raccolta, imballaggio e commercializzazione della paglia.
Nei comprensori di Rionero in Vulture si conferma, in particolare, l’operatività del gruppo BARBETTA, mentre in quello di Venosa, del gruppo MARTUCCI, entrambi prevalentemente dediti al settore degli stupefacenti. Non si esclude, peraltro, che i citati clan mettano in atto una comune strategia per sottoporre ad estorsione le attività

1104 OCCC n. 474/2015 RGNR-4902/2016 RG GIP-82/19 RMC emessa il 27 giugno 2019 dal Gip presso il Tribunale di Potenza, eseguita dalla Polizia di Stato nei confronti di sette degli otto indagati, ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’usura in dannodi imprenditori e liberi professionisti e di detenzione e porto d’armi.
1105 In esecuzione dell’OCCC n. 2341/2019 RGNR DDA-2284/2019 RGGIP, emessa il 27 agosto 2019 dal GIP del Tribunale di Potenza.




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economiche, commerciali e imprenditoriali presenti sul territorio. Si ritiene, infatti, che almeno una parte dei numerosi episodi di danneggiamento, incendio e di intimidazione/minaccia, denunziati nel corso del 2019, possano in qualche maniera ricondursi proprio alla strategia intimidatoria messa in atto dai clan BARBETTA e
MARTUCCI.
In tutto il territorio provinciale1106, inoltre, sono diffusi i reati connessi allo spaccio di sostanze stupefacenti. A conferma di quanto descritto nella parte introduttiva a proposito dei sequestri e degli arresti che hanno accertato anche il coinvolgimento di soggetti di estrazione extra-regionale (calabresi, campani e marocchini), si rileva che sempre maggiore è l’incidenza, nella commissione di tale illecito, anche di cittadini di nazionalità nigeriana e gambiana, alcuni dei quali ospiti della locale CAS (Casa Accoglienza Stranieri), come comprovato, in particolare, da una serie di arresti in flagranza di reato operati tra i mesi di settembre e dicembre 2019.
Sempre con riferimento alle presenze straniere sul territorio, si segnala l’operazione “Casa Gialla” del 15 ottobre 2019, nell’ambito della quale a Melfi è stata data esecuzione ad una misura cautelare personale e reale1107 nei confronti di sei dei diciotto indagati, ritenuti componenti di un’associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione
illecita e allo sfruttamento del lavoro di cittadini extracomunitari di origine africana. La grande quantità di migranti, perlopiù impiegati nella raccolta dei pomodori e dell’uva, tutti con permesso di soggiorno e con contratti regolari mai registrati, oltre ad essere sfruttata in termini di prestazioni lavorative e correspettive retribuzioni, era costretta a pagare un canone per alloggiare nella tendopoli allestita nei pressi della c.d. “Casa Gialla”, di proprietà di uno degli indagati, ritenuto l’ideatore, promotore ed organizzatore dell’associazione criminale. Degli illeciti proventi derivanti dal complesso indotto beneficiavano anche altri imprenditori agricoli delle aree sub-provinciali del “Vulture-Melfese” e dell’“Alto Bradano”.

1106 Dove sembrano in decremento i furti di rame ed i reati predatori in genere. Da menzionare il furto aggravato consumato la notte del 9 novembre 2019 in danno dello sportello Bancomat della Banca Popolare di Bari, a Castelluccio Inferiore (PZ), a seguito del quale, nella stessa notte a Policoro (MT), nel vano tentativo di forzare un posto di controllo istituito per impedire la fuga, è deceduto uno dei presunti responsabili.
1107 OCCC n. 3320/2017 RGNR-2716/2017 RGGIP-120/19 RMC, emessa il 24 settembre 2019 dal Gip del Tribunale di Potenza.




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PROVINCIA DI MATERA

Quella del materano appare, al momento, l’area potenzialmente più esposta a nuovi fermenti, poiché, dopo lo scompaginamento dei clan e dei gruppi criminali più operativi della fascia Jonico-metapontina, sembrano in atto tentativi di scalata da parte di alcune figure che, per i legami con gli storici sodalizi locali o comunque forti di un personale carisma criminale, hanno intrapreso azioni mirate a colmare il vuoto di potere e a conquistare il controllo delle attività illecite sul territorio.
Nell’area continuano ad operare i clan SCARCIA, MITIDIERI-LOPATRIELLO, SCHETTINO e RUSSO, questi ultimi appunto ridimensionati dalle menzionate inchieste antimafia “Vladimir” e “Centouno”1108. Ai citati clan, si affiancano aggregazioni minori, come il gruppo DONADIO.
Nel semestre in esame, l’episodio più significativo e verosimilmente indicativo di rimodulazioni criminali in atto, è il duplice tentato omicidio perpetrato, il 10 ottobre 2019, da un soggetto vicino al clan SCARCIA1109 ai danni dell’elemento apicale del clan MITIDIERI e di un altro pregiudicato contiguo a quest’ultimo gruppo. I mutamenti
negli assetti criminali locali potrebbero, infatti, aver indotto il capoclan MITIDIERI a recuperare il controllo del racket sul territorio e l’evento, nello specifico, potrebbe rappresentare la violenta reazione a un tentativo di estorsione messo in atto in danno di un esercizio commerciale riconducibile, per i rapporti familiari dei titolari, al clan SCARCIA. Le mire espansioniste dei MITIDIERI-LOPATRIELLO, rinvigoriti dall’indebolimento degli SCHETTINO, sarebbero, quindi, frenate dai reduci dello storico clan SCARCIA (che, nel tempo, erano divenuti satelliti degli SCHETTINO) anch’essi interessati a recuperare potere.
Nel frattempo, nuovi sviluppi hanno riguardato l’operazione “Centouno”, con la quale, nel mese di febbraio 2019, i Carabinieri avevano sottoposto a misure cautelari 21 persone facenti capo al clan SCHETTINO, ricostruendo una serie di reati, commessi tra il 2016 ed il mese di gennaio 2019, nei comuni di Policoro e Scanzano Jonico (estorsioni ai danni di imprese agricole ed edili, incendi, danneggiamenti, un tentato omicidio ed episodi di spaccio di sostanze stupefacenti). Il 26 settembre 2019, è stata data esecuzione ad una nuova misura cautelare (disposta dal GIP del Tribunale di Potenza) a conclusione del procedimento di opposizione contro la decisione del Tribunale del Riesame che, il 9 marzo 2019, aveva annullato le misure cautelari eseguite nel febbraio prece-

1108 Che, rispettivamente, nel settembre 2018 e nel febbraio 2019, hanno duramente colpito il clan SCHETTINO.
1109 L’11 ottobre 2019 la Polizia di Stato lo ha sottoposto a fermo di indiziato di delitto, cui ha fatto seguito il provvedimento cautelare emesso il 26 ottobre 2019 dal G.I.P. del Tribunale di Potenza con cui all’arrestato è stato contestato il reato di tentato omicidio aggravato dall’art. 416 bis.1.




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dente. Il provvedimento cautelare (di custodia in carcere, domiciliare e dell’obbligo di dimora)1110 è stato eseguito nei confronti di dieci indagati, tra cui il figlio del capoclan SCHETTINO e due cittadini polacchi, tutti ritenuti componenti della predetta associazione mafiosa.
Le attività illecite che i sodalizi criminali continuano a prediligere restano, quindi, i traffici di stupefacenti e le estorsioni1111.
Dopo l’omicidio di un pluripregiudicato avvenuto nel maggio del 2019 e maturato proprio negli ambienti del narcotraffico, sembra che altri personaggi criminali si stiano “proponendo” per l’approvvigionamento della droga, favoriti sia dal vuoto di potere venutosi a creare a seguito delle menzionate attività di contrasto, ma soprattutto dai collegamenti con elementi storici della criminalità lucana e da collaborazioni dirette con i narcotrafficanti di origini albanesi. Il riferimento, in particolare, è a un pregiudicato, collegabile a esponenti della mafia lucana per i rapporti di parentela della moglie1112, ripetutamente arrestato in flagranza di reato (il 28 novembre e il 6 dicembre 2019), perché trovato in possesso di considerevoli quantitativi di cocaina, hashish e marijuana, nonché di armi e munizioni. Le conseguenti attività investigative hanno portato all’esecuzione, il 6 ed il 10 dicembre 2019, di due provvedimenti di fermo di indiziato di delitto a carico di due cittadini albanesi, padre e figlio, ritenuti appunto i fornitori degli stupefacenti.
Un’altra operazione, condotta dai Carabinieri il 25 ottobre 2019, a Tursi (MT), ha portato all’arresto di un esponente di spicco del clan RUSSO, fratello del capoclan (entrambi coinvolti nella citata operazione “Vladimir”), sorpreso all’interno di un capannone, nel quale sono stati rinvenuti e sequestrati notevoli quantitativi di marijuana e arbusti di canapa indica.
La pressione criminale ha continuato a manifestarsi nel capoluogo e lungo la costa jonica, con atti di intimida-

1110 OCC n. 1867/2018 RGNR-1608/2019 RGGIP-117/19 RMC, emessa il 19 settembre 2019 dal Gip del Tribunale di Potenza.
1111 Il 6 settembre 2019, a Policoro (MT), i Carabinieri hanno tratto in arresto due siracusani ritenuti responsabili di lesioni dolose ed estorsione, i quali nell’intento di recuperare un credito insoluto relativo alla compravendita di prodotti ortofrutticoli, si erano recati presso l’azienda agricola produttrice, dove hanno aggredito la titolare della ditta e altri soggetti presenti, tra cui un occasionale anziano cliente, che in conseguenza dell’aggressione patita, è stato ricoverato presso l’ospedale di Potenza dove è deceduto il successivo 16 settembre 2019; il 7 dicembre 2019, a Stigliano (MT), sono stati denunziati, in stato di libertà, due fratelli pregiudicati che, attraverso la manomissione del contatore elettrico installato presso la propria azienda casearia, hanno prelevato fraudolentemente energia per € 32.000,00. Per fornire un quadro più completo del contesto criminale, si precisa che uno dei due fratelli è stato poi tratto in arresto dai Carabinieri, il 24 febbraio 2020, per narcotraffico, sequestro di persona ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso.
1112 Sorella di un pluripregiudicato, anche lei con pregiudizi di polizia e, in passato, compagna di un noto boss, vertice del clan BOZZA-MODEO attivo nell’area tra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90.




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zione, danneggiamenti e incendi1113, che hanno ingenerato un crescente allarme sociale e potrebbero considerarsi indicativi di una preordinata strategia a “marcare il territorio”, in modo da attestare il proprio “potere” sia nei confronti della società civile che nei confronti dei contesti istituzionali locali.
Simili meccanismi di infiltrazione criminale sono alla base del provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale di Scanzano Jonico (MT), disposto con DPR del 27 dicembre 2019. Dalle attività esperite dalla Commissione di accesso, insediatasi nell’Ente nel mese di febbraio, è stato confermato il radicamento di una criminalità di spessore, nonché la presenza nell’apparato politico-amministrativo del Comune di Scanzano Jonico di soggetti “vicini”, in vario modo, a esponenti di spicco dei gruppi mafiosi locali. Tanto che la gestione amministrativa, in diverse occasioni è stata rivolta a favorire gli interessi di figure riconducibili alla cosca egemone nell’area.
Tra gli eventi ritenuti al riguardo emblematici, la Commissione ha posto l’attenzione sullo spettacolo svoltosi a Scanzano Jonico, la sera dell’11 agosto 2018, organizzato da un’associazione nel cui ambito un ruolo di primo piano era riservato ad un elemento di vertice del clan, destinatario della misura cautelare eseguita nell’ambito dell’inchiesta “Centouno”, coinvolto in altre indagini e attualmente detenuto ex art. 41 bis O.P.. La vicenda è stata, pertanto, ritenuta sintomatica di una silente adesione agli interessi del sodalizio e, al di là delle gravi irregolarità amministrative riscontrate nel relativo procedimento autorizzatorio, l’evento è stato considerato l’occasione per la cosca di affermare, anche a livello mediatico, la propria supremazia a livello locale1114.
Sono emersi, inoltre, elementi indicativi in ordine alle modalità con cui l’organizzazione criminale avrebbe cercato di inserirsi nel circuito dell’economia legale attraverso la realizzazione di attività imprenditoriali e la partecipazione ad appalti pubblici per mezzo di aziende riconducibili a soggetti notoriamente vicini ai clan.
Un caso specifico ha riguardato “il tentativo di far ottenere a … omissis… figlia del capoclan l’autorizzazione per realizzare un impianto di recupero, stoccaggio e riutilizzo di rifiuti non pericolosi assimilabili agli urbani in un’area a vincolo”. Un ulteriore aspetto di rilievo ricostruito dall’attività ispettiva riguarda le relazioni personali (anche di parentela) e le cointeressenze puntualmente accertate e documentate tra politici e figure riconducibili al mondo della cri-

1113 Come quello, particolarmente eclatante consumato a Policoro la sera del 27 dicembre 2019, con l’esplosione di 4 colpi di arma da fuoco contro la vettura del titolare di un autolavaggio.
1114 Il concerto ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica, della stampa e delle Forze dell’Ordine, oltre che per i personaggi che ne hanno curato l’organizzazione, anche per il tenore dei messaggi contenuti nei brani eseguiti dall’artista con messaggi ed ammiccamenti alla “camorra”, evocativi del potere del gruppo e del suo esponente di punta, con lo scorrimento di alcune immagini del repertorio televisivo “camorristico” intervallate da fotografie di Scanzano Jonico e del pregiudicato raffigurato in compagnia di sodali e/o in pose tipicamente riconducibili alla sua condizione di “uomo d’onore” (c o m e la fotografia che lo ritrae all’uscita dal carcere di Foggia, il giorno della sua ultima liberazione, risalente al 4 gennaio 2018).




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minalità organizzata locale. Ciò avrebbe agevolato irregolarità procedurali, illegittimità e, comunque, forme di condizionamento nelle scelte amministrative che si sono tradotte, di fatto, in situazioni di vantaggio per l’organizzazione criminale presente sul territorio di Scanzano Jonico, come il rilascio di alcune licenze per l’esercizio di stabilimenti balneari a favore di parenti stretti di esponenti mafiosi

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