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martedì 7 luglio 2020

MED NO TRIV, COVA CONTRO E ISDE: “FALDE CONTAMINATE VICINO L’OLEODOTTO ENI A BERNALDA”

BERNALDA 2012 - FOTO PIO ACITO

I TRE GRUPPI AMBIENTALISTI PONGONO UNA SERIE DI DOMANDE AGLI ENTI ISTITUZIONALI INTERESSATI DOPO L'ULTIMO REPORT DI ENI RELATIVO AL MONITORAGGIO DI FALDA. IL TUTTO DOPO LA PERDITA DELL'OLEODOTTO VIGGIANO-TARANTO DEL 2012. LE TRE ASSOCIAZIONI SCRIVONO: “NEI CONTROLLI SVOLTI NEL 2020 SONO EMERSE NUMEROSE CONTAMINAZIONI IN FALDA DA: CLOROFORMIO, ARSENICO, FERRO, MANGANESE E NICHEL. FERRO E MANGANSE SFORANO IN MANIERA PIÙ FREQUENTE ANCHE PER DECINE DI VOLTE LA SOGLIA DI LEGGE A TUTTE LE PROFONDITÀ TRA I 6 ED I 25 METRI. EPISODICHE CONTAMINAZIONI DA NICHEL MA QUELLO CHE COLPISCE È IL CLOROFORMIO, COMPOSTO QUEST’ULTIMO APPARTENENTE ALLA FAMIGLIA DEI TRIALOMETANI, ALTAMENTE TOSSICO E SOSPETTO CANCEROGENO”.  
 
IL COMUNICATO STAMPA INTEGRALE DI MEDITERRANEO NO TRIV, COVA CONTRO, ISDE

Dopo la perdita dell'oleodotto Eni, Viggiano - Taranto, del 2012, presso Masseria Cardillo in agro di Bernalda, non lontano dal bivio SS106-Basentana, gli enti si accordarono per un piano di monitoraggio e di bonifica. Mentre scarseggiano i dati sulla storia della bonifica svolta dalla EcoSud del gruppo Iula, siamo riusciti ad avere l’ultimo report di Eni relativo al monitoraggio di falda svolto nel 2020, report ovviamente non pubblicato da alcun ente nonostante i controlli ambientali vadano avanti da 8 anni.

BERNALDA 2012 - FOTO PIO ACITO
Premesso che dai dati in nostro possesso non esisterebbe una estesa rete pubblica di monitoraggio delle falde per l’oleodotto Viggiano – Taranto ma sarebbe tutto in sostanziale autocontrollo di ENI. Altresì ci sarebbero solo sporadici punti di controllo di Arpab e tale frammentarietà si rispecchia nella totale assenza di qualsivoglia bollettino informativo sull’oleodotto lungo oltre 130 chilometri e del quale non abbiamo quasi nulla: Eni non divulga gli esiti ed i dati sui cicli di manutenzione interna ed esterna della condotta, non conosciamo l’esatto tracciato e l’eventuale sovrapposizione od intersezione dello stesso ad altre reti interrate, o a corpi idrici sotterranei. Tali carenze valgono anche per la rete di oleodotti valligiana che collega i pozzi al centro oli di Viggiano.  Dopo la perdita del 2012 solo nella zona di masseria Cardillo, vennero installati 69 piezometri, di cui alcuni a 25 metri di profondità, in parte usati per realizzare una barriera idraulica, altri posti a monte e a valle della stessa.

Nei controlli svolti nel 2020 sono emerse numerose contaminazioni in falda da: cloroformio, arsenico, ferro, manganese e nichel. Ferro e manganse sforano in maniera più frequente anche per decine di volte la soglia di legge a tutte le profondità tra i 6 ed i 25 metri. Episodiche contaminazioni da nichel ma quello che colpisce è il cloroformio, composto quest’ultimo appartenente alla famiglia dei trialometani, altamente tossico e sospetto cancerogeno. Passano i decenni ma le domande senza risposta restano sempre le stesse: questi contaminanti sono naturali o prodotti dall’azione umana, come attività industriali o sottoprodotti dell’attività di bonifica? Queste contaminazioni da quanti anni sono note alle autorità? Perché nelle analisi Eni ed Ecosud hanno ignorato la ricerca di decine di sostanze come: bario, boro, fenoli, ammine, tensioattivi, alcuni solventi, altre tipologie di idrocarburi, glicoli etc? Nelle analisi in diversi casi vi sono anche idrocarburi, sotto soglia, ma presenti: Arpab ed Eni li hanno tipizzati per capire che idrocarburi sono e da dove provengono? Essendo il report prodotto da Eni/Ecosud (Gruppo Iula da sempre indotto ENI) chiederemo immediatamente ad Arpab un parere su queste contaminazioni, il loro confinamento e l’origine, nonché gli omessi controlli per intere famiglie di sostanze che Eni ed Ecosud non hanno ricercato nonostante le norme ambientali ed il contesto lo richiedessero. Perché i cittadini non hanno diritto a conoscere gli esiti delle ispezioni che ENI conduce all’interno dell’oleodotto attraverso il PIG (sistema ad ultrasuoni)? Risponde alle migliori norme di sicurezza la vicinanza di oleodotti e gasdotti nei terreni di masseria Cardillo a ridosso di strade, case ed attività commerciali? Perché Arpab (che ha i laboratori di Metaponto ex Agrobios proprio a ridosso del sito in questione e dei punti contaminati da cloroformio), Cnr ed Unibas non hanno ancora formulato i valori di fondo naturale degli inquinanti più presenti in Basilicata? Sono decenni che la Regione Basilicata doveva provvedere a fare un punto zero geochimico della falde, anche per la vicina Val Basento, ed invece nel 2020 siamo ancora a chiederci se queste contaminazioni siano naturali, o antropiche o indotte indirettamente dall’azione umana. A cosa serve avere tutti questi enti di ricerca in regione se gli stessi necessitano di decenni per rispondere alle domande più frequenti e semplici delle associazioni? All'epoca il sindaco di Bernalda emise un'ordinanza di divieto di emungimento dell'acqua di falda unitamente ad altri divieti quindi ci chiediamo: quell'ordinanza è ancora valida? Il rischio esiste ancora? Questi inquinanti sono tutti confinati o no? Arpab studio la radioattività per la successiva perdita del 2015 a San Teodoro ma non ci sono tracce pubbliche di analoghe analisi su Bernalda, perchè? 

Firmato
Mediterraneo No Triv, Cova Contro, Isde

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