SCANZANO JONICO. CORSO A. DE GASPERI |
“SONO UN PENSIONATO,
PROPRIETARIO DI UN LOCALE A POCHI PASSI DAL MIO DOMICILIO. UN LOCALE
CHE USO COME DEPOSITO, CON UN FRIGORIFERO E UN VECCHIO BANCONE, UN
TAVOLO E QUALCHE SEDIA. TRASCORRO LÌ MOLTO DEL MIO TEMPO. PRIMA DEL
COVID19 ERA UN PUNTO DI RITROVO DEGLI AMICI E DEI FAMILIARI. EPPURE,
C’È CHI HA POTUTO PENSARE CHE LÌ SI POTESSE SVOLGERE L’ATTIVITÀ
DI SOMMINISTRAZIONE DI BIRRA ED ALTRE BEVANDE, PATATINE, GELATI,
TANTO DA CHIAMARE I VIGILI. IO NON POSSEGGO CIÒ CHE SERVE PER
CONSERVARE TALI ALIMENTI. CHIUNQUE MI ABBIA ACCUSATO DI AVER APERTO
UN BAR CREDO CHE SI SIA LASCIATO CONTAGIARE DALLA CATTIVERIA,
PATOLOGIA CUI LA RICERCA SCIENTIFICA NON POTRÀ TROVARE CURA”
LA LETTERA INTEGRALE DI
LUIGI PANETTA
Il Coronavirus sembra
essere la causa non solo della profonda crisi economica, ma anche di
una forte crisi dei valori, potrebbe addirittura prestarsi come
occasione di sopraffazione adoperando ogni mezzo consentito, comprese
le restrizioni per evitare il Covid19. Il mio caso ne potrebbe
costituire un esempio. Sono un pensionato, proprietario di un piccolo
locale nella città di Scanzano Jonico, ubicato a pochi passi dal mio
domicilio. Utilizzo questo spazio, come locale deposito, dove ho un
frigorifero e un vecchio bancone, un tavolo e qualche sedia
depositata. Trascorro lì molto del mio tempo, le pillole per le mie
patologie e la lettura dei quotidiani scandiscono le ore delle mie
giornate da quando non lavoro più. Questo locale, che si trova in
una posizione centrale, mi dà occasione di sentirmi coinvolto sempre
nella vita del mio paese. Prima del Covid19, questo era un punto di
ritrovo degli amici di una vita e dei familiari che sono tanti, ho 5
figli, decine di nipoti e cugini, che lì mi venivano a trovare.
Eppure, c’è chi ha potuto pensare che in un luogo cosi modesto,
senza pretese e molto casalingo si potesse svolgere l’attività di
somministrazione come birra ed altre bevande, patatine, gelati tanto
da chiamare i Vigili per farmi comminare una sanzione. Io non
posseggo neanche tutto ciò che serve per conservare tali alimenti di
facile deperimento, forse i vigili avrebbero dovuto accedere al
locale per non lasciarsi ingannare da un vecchio bancone (pezzo di
pregio per un nostalgico come me degli anni 70-80, che sarò
costretto a vendere) accertandosi sulla veridicità delle
segnalazione di qualche vicino infastidito della mia innocua
presenza, prima di scrivere un Verbale. Forse chi crede che io abbia
questo tipo di attività avrebbe dovuto aprire il piccolo mobile che
c’è all’interno del locale per vedere che contiene i miei
medicinali salvavita e una tabella oraria, di cui ho bisogno anche in
tempo di Covid. Durante il lockdown
ho continuato ad accedere a questo locale esattamente come al resto
della mia casa. I miei familiari hanno cercato di attenersi alle
regole come ogni Scanzanese (e dal risultato si è visto). Se poi
qualche avventore del vicino Bar con birra in mano (o che se la sia
portata da casa) si sia affacciato a farmi un saluto con una
bottiglia in mano, questo non implica che gliel’abbia potuta
offrire io che di certo non potevo, non avendone, trovandomi lì solo
per trascorrere il mio tempo rispettando le distanze e indossando i
presidi anti-pandemia per rientrare a casa o recarmi nella “cantina”.
Chiunque abbia segnalato, fatto foto a me sotto casa, accusandomi di
aver aperto un Bar, senza peraltro che questo non ne abbia per nulla
l’aspetto, credo che si sia lasciato contagiare unicamente dalla
cattiveria, patologia cui la ricerca scientifica non potrà ahimè
trovarne una cura, per curare tutto il resto lo preghiamo ogni
giorno.
LUIGI PANETTA
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