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sabato 5 novembre 2022

COVID-19. IL REINTEGRO DEI MEDICI NO VAX NEI LUOGHI DI LAVORO. IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DI POTENZA, ROCCO PATERNO’: “UN PROVVEDIMENTO DISEDUCATIVO CHE NON RISOLVE I PROBLEMI DI CARENZA DEI PERSONALE NEGLI OSPEDALI”

 “CHI RINNEGA I VACCINI DISCONOSCE LA STORIA DELLA MEDICINA, IN TERMINI DI CONQUISTE, DI AVANZAMENTO DELLA RICERCA, DI RAGGIUNGIMENTO DELL’IMMUNITÀ E DI CULTURA DELLA PREVENZIONE”. DI SEGUITO LA NOTA INTEGRALE DI PATERNÒ 

ROCCO PATERNO', PRESIDENTE DELL'ORDINE DEI MEDICI DI POTENZA

IL NEO MINISTRO DELLA SALUTE, ORAZIO SCHILLACI (FOTO AGI)

FONTE ORDINE DEI MEDICI DELLA PROVINCIA DI POTENZA

INTERVENTO DEL PRESIDENTE ROCCO PATERNÒ.

“RIFLETTIAMO SUL RUOLO DEL MEDICO E SULLA SFIDA DEONTOLOGICA, CUI LA PANDEMIA CI SOTTOPONE”

«In tutto l’ambiente italiano della Sanità, il recente provvedimento di reintegro del personale sanitario non vaccinato contro il Covid 19, negli ospedali, negli studi e nelle strutture che erogano servizi sanitari alle persone, sta generando malcontento, insoddisfazione e preoccupazione». – ha esordito così, in una nota, il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Potenza, il dr. Rocco Paternò. «Mi preme ricordare come la scelta di non vaccinarsi vada contro quei principi deontologici ed etici, cui ogni medico deve ispirarsi e ispirare la propria missione professionale, prima e quindi, umana. Il Giuramento di Ippocrate sigilla un vero e proprio patto tra il professionista, che si impegna e ha il dovere di assolvere al principio di tutela e di garanzia della salute (propria e della comunità) e la persona che chiede aiuto e che ha diritto alla cura». – ha continuato il dr. Paternò. Un rientro che non garantirebbe di arginare l’annosa questione del deficit di personale, secondo il presidente Paternò che ha aggiunto: «È, altresì, diseducativo sospendere l’obbligo per la nostra categoria di vaccinarsi; ciascuno potrebbe, erroneamente, pensare che non avendolo fatto, possa non incorrere in alcun tipo di conseguenza, fosse anche solo di natura deontologica e, dunque, di giustizia sociale. Peraltro, non è certamente così che si risolve la carenza, ormai cronica, di personale negli ospedali perché la maggior parte non opera in strutture pubbliche; esistono altri sistemi per l’arruolamento dei medici sul territorio». Riconsiderare il ruolo del professionista è indispensabile, secondo il dr. Paternò: «Il medico è stato, è e deve essere una figura di riferimento all’interno delle comunità, perché deve poter essere visto come un esempio per i cittadini. Se questi due anni ci hanno insegnato qualcosa di buono, è proprio che, nonostante l’impossibilità di essere vicini, si è potuta realizzare una prossimità umana senza pari tra i medici e la gente, e si è di fatto sdoganato il paradigma del medico inavvicinabile. Non di meno, mi piace ringraziare sia i colleghi che si sono spesi senza sosta, con abnegazione totale, anche nelle ore più difficili e alcuni hanno pagato con la loro stessa vita, che la popolazione che ha subìto carenze di ogni tipo e che nonostante ciò, non ha perso la speranza. Per tali ragioni, vorrei che non si sprecasse questa preziosa occasione, intesa come lezione di vita che tutti abbiamo ricevuto e trarne l’energia più fulgida per proseguire in un cammino di obiettivi comuni. Chi rinnega i vaccini, inoltre, disconosce la storia della Medicina, in termini di conquiste, di avanzamento della ricerca, di raggiungimento dell’immunità e di cultura della prevenzione. Medici si nasce, essere medico e fare il medico continua a essere una missione; non basta prendersi una laurea per diventarlo, occorre l’amore per l’Altro, per il benessere dell’uomo e una profonda dedizione al prossimo». E ha concluso: «In ultimo, rivolgo un invito al governo regionale ad accogliere e ad ascoltare tutte le parti, perché vi sia una ricostruzione efficace del sistema sanitario. La Politica ha la funzione di programmare, attraverso una visione precisa degli interventi da porre in essere; sarebbe auspicabile che tecnici (ed esperti dei settori diversi) si occupino di condurre agli scopi finali. Finora, in tal senso, si è registrata molta incertezza della classe medica, si è vissuto il disagio di non avere precisi riferimenti, dovendo lavorare in un sistema disordinato, disorganizzato; ciò non ha fatto altro che portare inevitabilmente anche a una disaffezione verso il proprio lavoro. Finché si è in tempo, sarebbe opportuno correre ai ripari».

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